Cavie ugandesi per il vaccino

Entro quest’anno potrebbe cominciare la sperimentazione sull’uomo del vaccino contro la proteina Tat del virus Hiv, preparato dal team della virologa Barbara Ensoli, dell’Istituto superiore di sanità. Ad annunciarlo, nel corso della Conferenza internazionale sull’Aids di Durban, in Sudafrica, è la stessa Ensoli. C’è solo un piccolo dettaglio: mancano ancora i finanziamenti statali. E la collaborazione con le case farmaceutiche, indispensabile perché il progetto abbia successo, è allo stato embrionale. I risultati fin qui conseguiti con gli esperimenti sugli animali, comunque, sembrano indurre all’ottimismo. “A due anni dall’inoculazione del virus attivo”, afferma la Ensoli, “le scimmie che erano state vaccinate hanno mostrato un’ottima protezione immunitaria e non si sono infettate. Inoltre sono stati fatti i test per i due tipi di vaccino: quello che usa la sola proteina Tat del virus e quello che usa il suo Dna”. Se dal ministero della Sanità giungeranno i soldi, dopo le scimmie toccherà agli esseri umani. La prima fase della sperimentazione (di non tossicità) si svolgerà in Italia. Per le altre due, che dovranno verificare l’efficacia della risposta immunitaria, si passerà invece in Africa. Il paese prescelto è l’Uganda. Il ministero degli Esteri ha annunciato di voler finanziare il progetto, ma il denaro ancora non si è visto. In ogni caso, le risposte dei test non saranno immediate: “Dal momento dell’inizio della sperimentazione”, conclude la Ensoli, “ci vorranno tra i 5 e i 7 anni per avere i dati di efficacia”. (v.cam.)

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