Naturalisti e viaggiatori del Cinquecento

Pietro Omodeo
Alle origini delle scienze naturali 1492-1632
Rubbettino, 2001
pp.204, £30.000

La storiografia della scienza ha sempre sottolineato il ruolo principe delle scienze fisiche nella cosiddetta “rivoluzione scientifica”. Così i campioni della “scienza nuova” sono i Copernico, i Galilei, i Newton, mentre molto meno spazio viene riservato ai grandi naturalisti e viaggiatori della stessa epoca. Omodeo cerca di andare oltre questo luogo comune, dedicando questo breve ma denso volume a personaggi cui raramente viene dato spazio nella storiografia scientifica. Accanto quindi a personaggi pienamente “scientifici”, troviamo per esempio i grandi esploratori italiani. Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci, e molti altri con loro, non recitano più il ruolo solito di avventurieri in cerca di oro per compiacere i sovrani europei, ma diventano viaggiatori naturalisti che dai mondi lontani che visitano inviano notizie importanti per le scienze naturali. La loro importanza storica non può quindi essere limitata alla politica o all’economia, ma estesa a raggiungere i naturalisti cinquecenteschi più conosciuti, i Gesner, i Cesalpino, gli Aldrovandi.

Il passaggio alla scienza moderna viene rivisitato da Omodeo, e reso più ricco di sfumature rispetto alla vulgata usuale, aggiungendovi numerosi autori al limite tra scienza e magia che hanno comunque portato notevoli contributi alla conoscenza della natura. Paracelso è forse il personaggio più stravagante, ma accanto a lui non sfigurano Bruno, Campanella, Cardano, che accanto a intuizioni scientifiche molto sottili, coltivavano magia e astrologia. Importante, e in buona parte riuscito, il tentativo di dimostrare che il Sud Italia rappresentò all’epoca una zona di notevole fermento culturale. I già citati Bruno e Campanella, ma anche Telesio, Giovan Battista della Porta, sono i più noti, ma non si deve dimenticare che anche l’Accademia dei Lincei ebbe una sezione (un liceo) a Napoli, che promosse l’attività scientifica, pubblicando ad esempio le opere di Francesco Imperato e di Fabio Colonna sui fossili. Lo sguardo di Omodeo, come d’altra parte già emergeva dall’ultimo volume Gli Abissi del Tempo (Aracne, 2000), si sofferma quindi volentieri su angoli oscuri della storia della scienza. Aiutato da una vasta cultura e da un entusiasmo ancora intatto, riesce a fare luce in questi anfratti, descrivendoli con un linguaggio ricercato ma sempre piacevole. Speriamo quindi che la sua ricerca sulla nascita delle scienze naturali continui, con la stessa passione di sempre.

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