Vita ad alta quota: nei tibetani l’enzima di lunga vita

Un meccanismo capace di neutralizzare i radicali liberi prima che danneggino le cellule. È questo il segreto della longevità e della sorprendente forma fisica dei tibetani. È stato scoperto dai fisiologi del Cnr e dell’Università di Milano sostenuti dal Comitato Everest-K2-Cnr.

“Nei muscoli dei tibetani”, ha spiegato Paolo Cerretelli, dell’Istituto di tecnologie biomediche (Itb) del Cnr di Milano, “è stato rilevato uno scarso accumulo di lipofuscina, una sostanza che è espressione del danno arrecato dai radicali liberi alle strutture cellulari dell’organismo, e un significativo aumento di proteine a elevata azione antiossidante”. Inoltre, gli esperimenti condotti nel laboratorio Piramide del Cnr in Nepal, hanno evidenziato che la elevata tolleranza dei tibetani all’esercizio in alta quota è multifattoriale poiché coinvolge una migliore funzionalità cardiaca, una minor viscosità del sangue e migliori scambi respiratori a livello polmonare e, probabilmente, anche una migliore utilizzazione di ossigeno a livello muscolare.

Questi risultati, a detta degli stessi ricercatori, costituiscono un nuovo stimolo alle ricerche, poiché forniscono un modello di studio in grado di chiarire, per esempio, le cause del malfunzionamento muscolare nell’invecchiamento e nelle patologie (cardiopatie, insufficienza respiratoria) in cui questa anomalia limita la prestazione fisica. Si tratta, insomma, di un primo passo per possibili interventi farmacologici e di ingegneria molecolare finalizzati a migliorare la funzione muscolare. (a.l.)

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