Al palo, senza ricerca

L’Italia deve puntare sul rinnovamento tecnologico: con gli attuali finanziamenti nel campo Ricerca e Sviluppo, gli obiettivi posti dall’Europa non sono raggiungibili. E alle questioni dell’approvvigionamento, della sicurezza e del costo dell’energia si deve rispondere con un miglioramento dell’efficienza e con la promozione di tutte le tecnologie a emissione zero. Nucleare compreso. Questa l’opinione dell’Enea, che ha presentato oggi a Roma il Rapporto energia e ambiente 2007.

La spesa pubblica nella ricerca in campo energetico è in picchiata dal 2001. Saremo costretti a incentivare le fonti rinnovabili, importare nuove tecnologie e pagare per il mancato rispetto degli impegni di Kyoto. Costi senza benefici, perché l’Italia non sta investendo in ricerca, continuando a perdere competitività, soprattutto rispetto a paesi come Germania e Regno Unito. Altro scotto da pagare, quello sul piano ambientale.

L’Enea ha sviluppato una serie di scenari – a medio e lungo termine – a seconda dell’entità degli investimenti nella ricerca da parte dell’Italia. Questi modelli sono basati su previsioni socio-economiche (andamenti del prezzo del petrolio, crescita demografica, Pil). Secondo le simulazioni, il maggiore contributo alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica proverrebbe dagli avanzamenti nel campo dell’efficienza energetica (45%). Cioè nel modo in cui riduciamo il comsumo energetico grazie a elettrodomestici e apparecchi industriali ad alto rendimento, edifici a basso consumo (case passive), coibentazione delle superfici, camini termici, lampade a basso consumo, doppi vetri, e via dicendo.

Il secondo maggiore contributo arriverebbe dal solare, dalle biomasse e dalle altre fonti rinnovabili (23-25%) che, oltretutto, sono state finanziate nel 2007 a livello globale con 148 miliardi di dollari. Ben il 60 per cento in più rispetto al 2006.

Le tecnologie a emissione zero che si basano sul carbone (e che, secondo l’Enea, non verranno adottate prima del 2025) contribuirebbero, invece, per il 9 per cento alla riduzione di CO2, mentre il nucleare di terza generazione per il 6 per cento nel 2020 e per il 10 per cento nel 2040.

Impossibile, ribadisce il rapporto, raggiungere l’obiettivo del taglio del 20 per cento nelle emissioni entro il 2020, come auspicato dall’Unione Europea. (a.g.)

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