Le polveri sottili aumentano il rischio di infarto

L’inquinamento atmosferico e i suo effetti è uno degli argomenti su cui gli scienziati dibattono di più, anche al Congresso della Società Europea di Cardiologia che si tiene in questi giorni a Londra. Dopo lo studio presentato ieri che dimostrava il legame fra meteo, inquinamento e sindromi coronariche acute, è oggi il turno di una serie di ricerche che fanno il punto su altre condizioni.

La prima è piuttosto allarmante perché dimostra che, anche quando i livelli di polveri sottili e ossidi di azoto sono al di sotto dei livelli massimi raccomandati in Europa, l’esposizione a questi inquinanti aumenta il rischio di infarto acuto. Lo studio,condotto da Jean-Francois Argacha, cardiologo della UZ Brussel-Vrije Universiteit in Belgio, ha analizzato l’effetto a breve termine dell’esposizione all’inquinamento sul rischio di sviluppare ictus, arresto cardiaco o infarto del miocardio, in particolare l’infarto con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI), quello che ha prognosi peggiore.

“L’associazione fra STEMI e inquinamento atmosferico è stata osservata anche dopo un solo giorno di esposizione”, ha dichiarato Argacha. “E questo nonostante i livelli di concentrazione degli inquinanti fossero al di sotto dei livelli massimi ritenuti accettabili a livello europeo”. I dati studiati sembrano indicare che gli uomini siano maggiormente sensibili alla presenza di inquinanti, ma questo potrebbe dipendere dal fatto che il campione studiato era composto prevalentemente da maschi (le donne erano meno del 25%). “In ogni caso studi precedenti avevano dimostrato che la pressione sanguigna, la rigidità delle arterie e le anomalie del battito cardiaco legate all’esposizione agli inquinanti sono più pronunciate negli uomini. Le differenze di genere nell’obesità e nei processi infiammatori possono peggiorare gli effetti prodotti dagli inquinanti, ma questa ipotesi ha bisogno di essere dimostrata da ulteriori ricerche”, ha sottolineato il ricercatore.

La seconda ricerca presentata oggi si concentra invece sui giovani che vivono in città, nello specifico Cracovia e Lublin, i due centri urbani polacchi più popolati, dove vivono più di 300mila abitanti. Lo studio, condotto Krzysztof Bryniarski della Jagiellonian University, Collegium Medicum di Cracovia, ha analizzato gli effetti a lungo termine su alcuni marcatori del rischio cardiovascolare nei giovani che vivono in queste due città, che hanno struttura demografica simile ma differenti livelli di traffico (Lublin è meno congestionata e i suoi livelli di inquinamento sono la metà di quelli di Cracovia, che è una delle metropoli più inquinate d’Europa). “Il nostro studio dimostra che i livelli dei marcatori di infiammazione sono più alti nei giovani che vivono in una città inquinata”, ha detto Bryniarski. “Risultati che ci fanno pensare che queste persone siano a maggiore rischio di avere un attacco cardiaco in futuro visto che il processo di infiammazione è iniziato precocemente”. I due gruppi non hanno invece fatto registrare differenze nei livelli di pressione arteriosa, nell’abitudine al fumo, nell’esercizio fisico, nell’indice di massa corporea, o altri fattori confondenti.

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