Perché, si legge nel comunicato diffuso nella serata del 26 gennaio, i passi avanti sul nucleare iraniano e l’accordo di Parigi sul clima costituiscono solo “piccole luci in una situazione mondiale decisamente più scura piena di potenziali catastrofi”. Tradotto: la probabilità di una catastrofe, che ci siamo autoprocurati, è ancora molto alta.
L’orologio dell’Apocalisse è stato creato nel 1947 e da allora è stato mosso 21 volte, andando avanti e indietro, come un termometro a misura del grado di rischio globale rappresentato dallo sviluppo delle armi nucleari, dei cambiamenti climatici e delle tecnologie nel campo delle scienze della vita. L’orologio è così oscillato tra gli estremi dei 17 minuti del 1991 (l’anno degli accordi tra Usa e Urss per la riduzione della armi di distruzione di massa e il collasso dell’Unione Sovietica) e i 2 minuti a mezzanotte del 1953 (complici le bombe a idrogeno di Usa e Urss).
Quest’anno, come accennato, l’orologio non si sposta dai tre minuti a mezzanotte in cui era stato settato lo scorso anno (a sua volta accelerando di due minuti dall’anno precedente). Perché i timori restano immutati. La decisione è stata motivata, spiegano dal Bas, dal montare delle tensioni tra Usa e Russia, dal perpetuarsi dei conflitti in Ucraina e in Siria, dal caso Russia-Turchia, e dall’impegno nei programmi di modernizzazione degli arsenali nucleari, e non da ultimo dal nuovo test della Corea del Nord.
Una situazione che nel complesso fa mantenere il livelli di tensioni ancora alti e solo debolmente mitigata dall’accordo sul nucleare iraniano. Sul fronte climatico, le conclusioni sono simili, l’accordo di Parigi sul clima è arrivato alla fine di quello appena giudicato l’anno più caldo registrato dal 1850, con livelli record di gas serra.
“La nostra decisione”, continuano i membri dello Science and Security Board del Bas: “non è una buona notizia, ma un’espressione di sgomento nei confronti dei leader mondiali che continuano a non focalizzare i loro sforzi e l’attenzione mondiale nel cercare di ridurre i pericoli estremi rappresentati dalle armi nucleari e dal cambiamento climatico. Quando chiamiamo questi pericoli esistenziali questo è ciò che esattamente vogliamo dire: sono pericoli che minacciano l’esistenza della civiltà e perciò dovrebbero essere in cima alle discussioni dei leader che abbiano a cuore i loro elettori e i propri paesi”. A cominciare da alcuni punti urgenti, concludono dal Bas:
Via: Wired.it
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