“Vi racconto Globalstar”

Pronto, pronto… e la linea cade. Quante volte siamo rimasti col cellulare in mano e la comunicazione interrotta proprio nel culmine della conversazione? Sicuramente molte. Forse troppe, sebbene oggi le reti cellulari coprano il 20 per cento del territorio mondiale, mettendo in comunicazione 240 milioni di persone che, secondo gli esperti della Merrill Lynch, diventeranno 620 milioni entro il 2002. Ma nonostante i progressi e i potenziamenti delle strutture a terra, il futuro per il business della telefonia mobile sembra essere nello spazio. Le stazioni terrestri non possono garantire la copertura di tutto il pianeta? Allora si useranno i satelliti. Ed entro pochi mesi saranno in vendita gli abbonamenti ai primi due grandi consorzi internazionali nel mondo della telefonia satellitare: Iridium e Globalstar . Niente più interruzioni, niente più fruscii, niente più limiti geografici. Ogni angolo del pianeta sarà letteralmente a portata di dito. Insomma, se non proprio una rivoluzione, sarà comunque un bel cambiamento per i telefonino-dipendenti. Galileo ne ha parlato con Tony Navarro, presidente del consorzio Globalstar.

Mister Navarro, come è nata l’idea di Globalstar?

“Tutto è iniziato nel ‘92, quando abbiamo deciso di entrare nel business della telefonia satellitare mettendo insieme le competenze di società internazionali. Così abbiamo stipulato degli accordi con Loral e Qualcomm. E poi abbiamo “agganciato” altri partner strategici, come la Air Touch, la Dacom, la Tesam – che riunisce France Télécom e Alcatel – la Vodafone, la Dasa-Daimler Benz, il gruppo Finmeccanica, e così via. In questo sta la forza di Globalstar: nel fatto di essere davvero internazionale, e nel fatto di non entrare in competizione con la rete di terra esistente. In fondo, non facciamo altro che fornire un servizio aggiuntivo a quelli del Gsm ”.

Qual è la struttura tecnica del vostro sistema?

“Il sistema Globalstar si basa sulla rete di 48 satelliti (più quattro di riserva) in orbita bassa che compiono, ogni 114 minuti, un giro intorno alla Terra a una quota di 1410 chilometri. I satelliti vengono assemblati presso gli stabilimenti Alenia Aerospazio di Roma. Dallo spazio, il segnale viene inviato alle stazioni di terra (le cosiddette gateway), che gestiscono il traffico sia in ingresso che in uscita e si interfacciano con le reti terrestri mobili e fisse: in Italia la gateway sarà quella di Avezzano. Ultimo anello della catena è rappresentato dai terminali, progettati da Qualcomm e da Telital di Trieste, che assembla i Gsm e i telefoni satellitari in un solo apparecchio: l’elettronica interna è la stessa del Gsm, ma il terminale ha una antenna addizionale che comunica direttamente con il satellite. Il canale di distribuzione è invece fornito da Ericcson. Globastar fornirà poi anche un servizio di telefonia fissa, in modo da non escludere quei paesi dove ancora non è ancora esploso il servizio mobile”.

Quali sono i servizi che offrite?

“Il vantaggio principale è quello di poter comunicare da un capo all’altro del mondo in tutta comodità. Ma al di là della copertura planetaria, ci saranno altri servizi aggiuntivi: dai terminali si potrà usufruire del Gps (Global Positioning System), e inviare brevi files di testo e pagine Web. In futuro, dunque, sarà possibile collegarsi anche alla rete Internet, ma bisogna che qualcuno sviluppi il software adatto”.

Il telefonino satellitare sarà uno status symbol per pochi eletti, o avrà un costo accessibile a tutti?

“I terminali costeranno meno di due milioni di lire. Il costo del servizio verrà invece deciso paese per paese a seconda delle condizioni del mercato, ma non sarà molto diverso da quello attuale: diciamo tra uno e due dollari per minuto di conversazione, più una cinquantina di dollari di abbonamento mensile. In linea di massima, però, cercheremo di essere competitivi con i costi del Gsm. Pensiamo di vendere un milione di telefonini nel primo anno di servizio”.

Il vostro consorzio non è l’unico a essersi lanciato nel mondo della telefonia satellitare. Il suo diretto concorrente è Iridium, nato da un’idea di Motorola e al quale partecipa la Stet. Che differenza c’è tra i due sistemi?

“La differenza fondamentale è che nel caso di Iridium la commutazione del segnale telefonico avviene nello spazio, mentre Globalstar sfrutta le stazioni di terra. Questo ci permette di mantenere dei prezzi estremamente bassi: un minuto di conversazione costerà non più di due dollari. D’altra parte, il servizio dovrà almeno in parte essere competitivo rispetto all’attuale Gsm. Ma la differenza non è solo qui. Il cliente Globalstar ha un solo terminale – cioè un unico telefonino – in “dual mode”, che cioè può essere attivato sul Gsm o sul satellitare a seconda della convenienza. E’ come avere un telefono normale e uno satellitare nello stesso apparecchio. E alla fine del mese, la bolletta è una sola, con un maggior controllo dei costi da parte del cliente”.

Il 9 settembre Globalstar ha perso 12 satelliti per l’esplosione del razzo che li doveva mettere in orbita. Questo inconveniente ritarderà l’entrata in servizio del vostro sistema?

“Un lancio fallito su dieci era in programma. E dunque la loro perdita non è stata una catastrofe. Certo, l’entrata in funzione del servizio è stata spostata da giugno – come inizialmente preventivato – a settembre ‘99, quando saranno in orbita i 32 satelliti necessari a garantire la copertura globale. Ma fino a marzo continueremo a testare il nostro software, in modo che sia perfetto quando ci presenteremo al pubblico. Una volta terminati i lanci, ci concentreremo sulle stazioni di terra, che all’inizio del Duemila saranno 38. Le prime installazioni avverranno in Corea, poi toccherà agli Stati Uniti, al Canada, e al Messico. Successivamente sarà la volta dell’Europa, attraverso la stazione principale di Avezzano, poi del Sudamerica, del Brasile e dell’Argentina”.

Bill Gates ha annunciato di voler gestire una rete di ben 840 satelliti. Siete spaventati dalla sfida?

“Il sistema di Gates è differente: è a larga banda, permette un buon tasso di trasferimento dati, ma non è mobile nel senso che intendiamo noi. Naturalmente il concetto è buono, ma una rete così ampia è molto difficile da gestire e costosa da mantenere. Siamo sicuri che Gates sarà costretto a ridurre progressivamente il numero dei suoi satelliti: da 600 a 300, a 120, e infine poco meno di cento”.

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