Tutto il cielo a raggi X

Sarebbero almeno 150mila le stelle e le galassie ad alta energia elencate nella lista di sorgenti celesti a raggi X che un team internazionale di ricerca, dopo aver analizzato i dati raccolti in otto anni dal telescopio a raggi X presente a bordo del satellite Swift (frutto della collaborazione di Italia, Usa e Regno Unito), ha pubblicato su The Astrophysical Journal. Oltre a raccogliere le coordinate di centinaia di migliaia di sorgenti precedentemente sconosciute, il team ne ha anche analizzato la variabilità e il colore, per cercare di capire l’origine delle loro emissioni e compilare una classificazione di questi oggetti rari ed esotici. Tutti i dati raccolti sono anche stati resi disponibili online.

Swift, il satellite protagonista di questa scoperta, è stato lanciato nel novembre del 2004 per studiare i gamma ray bursts, le potentissime esplosioni stellari che avvengono in oggetti come buchi neri e stelle di neutroni (vedi Galileo: I primi minuti di vita di un gamma ray burst). Da allora la missione è stata estremamente prolifica, grazie anche al suo potente telescopio a raggi X che ha permesso di osservare sorgenti mai individuate finora.

Stelle e galassie, infatti, emettono raggi X perché gli elettroni al loro interno si muovo a velocità estremamente alte (principalmente perché le temperature in gioco sono altissime, ma possono anche essere accelerati da potenti campi magnetici). Proprio queste emissioni sono state osservate dagli scienziati, grazie a una macchina fotografica a raggi X, costruita alla University of Leicester, partendo da una CCD simile a quelle presenti nelle macchine fotografiche che usiamo tutti i giorni, leggermente modificata per poter rilevare i raggi X.

“Il modo unico in cui Swift lavora ci ha permesso di produrre non solo un nuovo catalogo di sorgenti a raggi X, ma anche di avere una visione di come le emissioni cosmiche varino nel tempo” ha commentato Phil Evans, autore dello studio. “Gli astronomi lo useranno per anni, mentre cercheranno di capire come funzionano i nuovi oggetti che gli capiterà di osservare”.

“I cataloghi di stelle e galassie sono la base del lavoro degli astronomi”, ha concordato Julian Osborne, direttore del team di Swift a Leicester. “Sono il culmine di un grande sforzo, sono una risorsa preziosa per capire l’Universo e molto spesso finiscono per essere usati in modi che non potevano neanche essere immaginati quando sono stati stilati”.

Riferimenti: The Astrophysical Journal doi:10.1088/0067-0049/210/1/8

Credits immagine: Evans (University of Leicester)

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