A lezione dai bruchi

Un gene dei bruchi potrebbe aiutare la ricerca sullo stress e l’ansia. La scoperta, pubblicata su Nature, è stata effettuata da un team internazionale coordinato da Mario de Bono dell’Università di Cambridge (Gran Bretagna) e Cori Bargmann dell’Università della California. Questo gene, l’Npr-1, viene attivato dalle cellule nervose del naso del bruco Caenorhabditis elegans che, analizzando l’ambiente esterno, “decide” se procacciarsi il cibo da solo o in gruppo. Non solo: nel bruco le mutazioni dello stesso gene, sono responsabili della comparsa di ansia e disordini nell’alimentazione, in maniera molto simile all’uomo. E proprio studiando il legame tra l’Npr-1 e la neurobiologia umana, i ricercatori sperano di realizzare nuovi farmaci: il gene, infatti, sintetizza una proteina molto simile al neuropeptide Y, una sostanza presente nel nostro organismo che agisce da tranquillante, abbassando la pressione, e che è anch’essa correlata ai disordini da stress come l’obesità, l’alcolismo e la depressione. (a.ca.)

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