A ogni risata i suoi neuroni

Qualcuno in una stanza ride. Detto così, senza ulteriori informazioni, è impossibile stabilire se lo stia facendo per gioia, perché qualcuno gli sta facendo il solletico o ancora perché sta prendendo in giro un amico. La risata infatti, parte fondamentale della comunicazione non verbale, esiste in tante diverse forme, ciascuna con un significato particolare, che riusciamo a estrapolare anche grazie alla vista e all’udito. Ma ogni tipo di risata ha anche un suo caratteristico “pattern cerebrale”: un’espressione di gioia accende connessioni diverse rispetto a quelle stimolate dal solletico nel cervello di chi la percespisce. Ad affermarlo è uno studio pubblicato oggi su Plos One.

Il team di ricercatori guidato da Dirk Wildgruber dell’Università di Tubinga ha indagato come il cervello risponde ai diversi tipi di risate, studiando quello che gli scienziati chiamano “la rete della percezione delle risate”. Per farlo hanno fatto ascoltare a dei volontari espressioni sonore di risate di scherno, gioia e solletico, e nel frattempo hanno monitorato le loro risposte cerebrali con la risonanza magnetica funzionale (fMRI).

Gli scienziati hanno quindi osservato che a diverse tipi di risate corrispondono diversi pattern di connettività cerebale, ma non solo. Quando l’espressione veicolata è gioia o scherno, per esempio, nel cervello si attivavano le zone correlate alla processazione di informazioni sociali complesse, con aumento di connettività tra le aree della corteccia uditiva, della corteccia visiva e delle zona associata al cosiddetto mentalizing (connessa alla comprensione degli stati mentali). Lo stesso non avveniva quando l’audio ascoltato ero quello di una risata da solletico, comunque acusticamente più complessa, come dimostravano anche le analisi di fMRI (evidenziando maggiore connessioni nelle zone cerebrali collegate alla processazione dei suoni complessi).

Lo studio, concludono gli scienziati, mostra come i segnali acustici relativi alle risate vengano processati in modo autonomo coinvolgendo anche zone connesse ad altri sensi, quali quelle visive, e meccanismi che permettono di fare inferenze, deduzioni sul significato dei comportamenti altrui.

Riferimenti: Plos One doi:10.1371/journal.pone.0063441

Credits immagine: galeria_stefbu/Flickr

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