A proposito di Caccioppoli

Uno fascista durante il regime e poi di area moderata, l’altro comunista e dopo la guerra vicino al Pci. Il primo il maestro, il secondo il discepolo. Legati da un profondo affetto, nonostante le differenze caratteriali prima che politiche. Sono Mauro Picone e Renato Caccioppoli, tra i matematici italiani più importanti del secolo scorso. Il rapporto intenso e delicato fra i due viene messo in luce da alcune lettere ritrovate nell’archivio Picone che verranno presentate al pubblico lunedì 19 aprile presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche e che per l’occasione verranno anche “messe in scena” con una rappresentazione teatrale. La corrispondenza “Caccioppoli e dintorni” sarà pubblicata su un numero di “Quaderni di storia” di Lettera Matematica Pristem, il trimestrale a cura dell’Università Bocconi di Milano. I documenti presentati erano “sepolti” fra le centinaia di missive e fotografie che l’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone” di Roma ha acquisito grazie a una donazione della moglie di Picone. La catalogazione ed edizione di tutto questo materiale è attualmente oggetto di un lavoro certosino da parte di Maurizio Mattaliano, lavoro che ha prodotto già un archivio on-line. Ma veniamo al vero protagonista di questa storia: Caccioppoli, uno dei pochi matematici, come scrive Angelo Guerreggio, matematico della Bocconi, nell’introduzione al carteggio, che ha saputo interessare con la sua personalità anche al di fuori dell’ambiente scientifico. Basti ricordare il film “Morte di un matematico napoletano” in cui Mario Martone ha voluto ricostruire la sua vicenda. Che Caccioppoli fosse un antifascista è noto. Nel maggio del 1938 in occasione della visita di Hitler a Napoli il matematico fa suonare la “Marsigliese” a un’orchestra nei pressi di piazza Municipio. Solo l’intervento della famiglia lo salverà dal tribunale speciale. Dopo la guerra si avvicina al Partito comunista ma senza aderirvi direttamente, frequenta la redazione napoletana dell’Unità e si impegna in manifestazioni pacifiste. Fin qui niente di nuovo. Ma le lettere pubblicate da Mattaliano, che ha lavorato insieme allo storico della matematica Pietro Nastasi, svelano qualcosa di più: un linguaggio molto schierato politicamente, in maniera non usuale per un docente di quell’epoca, ma nonostante questo stima e affetto nei confronti di Picone, persona diametralmente opposta per atteggiamenti e scelte politiche. Si nota quindi l’accenno polemico contenuto nella lettera a Picone del 28 aprile ’48: “per la libera docenza preferisco astenermi. Un D.C. e un M.S.I. insieme sono troppo per me”. In un’altra lettera poi Caccioppoli descrive le vessazioni a cui viene sottoposto a causa della sua richiesta di passaporto per recarsi in Polonia. In un’altra ancora racconta in maniera molto esplicita di essersi recato all’udienza per il processo di un suo amico arrestato in occasione di una manifestazione pacifista e di essere stato obbligato a farsi riconoscere e della faccia esibita dal poliziotto una volta che Caccioppoli gli mostrò il tesserino da docente universitario.Picone si proclamò più volte “camicia nera della prima ora”. Sappiamo, scrive ancora Guerraggio, che partecipò alla riunione in cui l’Unione Matematici Italiani diede sostanzialmente il suo placet alle leggi razziali del ’38 (anche se poi, individualmente, aiuterà alcuni colleghi ebrei e nel settembre ’48, in una lettera alla Presidenza dei Lincei scriverà – parlando di Terracini – di “doloroso esilio in Argentina”). Ma nelle lettere di Caccioppoli a Picone il passato di quest’ultimo è una eco lontana. La diversità dal suo maestro è per il discepolo non tanto nella scelta politica quanto nella capacità del primo di gestire il potere accademico, di essere in questo senso opportunista. Qualità di cui Caccioppoli invece è privo.La sensazione di essere diverso accompagnerà Caccioppoli per tutta la vita. Ed è forse la ragione anche della sua morte. Chi, come Emma Castelnuovo, figlia del noto matematico Guido, lo ricorda ancora oggi non può nascondere il problema che il matematico aveva con l’alcol. In un’intervista alla Castelnuovo che uscirà sul prossimo numero di “Lettera Pristem” raccolta da Roberto Natalini, dirigente di ricerca dell’IAC, questi particolari risultano ben chiari. Saranno quindi la solitudine – la moglie lo lascerà per un dirigente nazionale del Pci, Mario Alicata – e l’alcol a indurlo al suicidio. Anche dopo la tragedia Picone non sembra voler dimenticare l’affetto che lo ha unito al suo allievo più brillante. Lo dimostra un episodio inedito che le lettere pubblicate mettono in evidenza. Picone viene in possesso delle prime bozze delle opere di Cacciopppoli a cura di Gianfranco Cimmino e scrive a quest’ultimo: “devo però lamentarmi della completa assenza nella tua prefazione di un cenno, anche fugace alla influenza che io ho indubbiamente avuto nell’orientamento iniziale degli studi di Renato verso l’analisi funzionale e i moderni fondamenti della teoria delle funzioni di variabile reale su cui essa si fonda. (…) Ma, perdio, è sacrosantamente vero: sono io che ho salvato per la Matematica il formidabile ingegno del caro non mai abbastanza compianto Renato”.Nella versione definitiva la prefazione alle opere del discepolo sarà anche a firma del maestro.

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