“…le stesse donne che lo praticano [l’aborto, nda], o meglio che lo subiscono, sono anch’esse ‘uccise’ nella loro intimità psichica e fisica. Più passano gli anni e più le ricerche scientifiche rendono nota l’entità drammatica dei traumi post-abortivi”. L’affermazione potrebbe non suonare nuova. Campeggia nel post che dalla pagina Facebook di Citizen Go ha lanciato la campagna di sensibilizzazione sull’aborto, meglio contro l’aborto. Un’iniziativa dai toni volutamente provocatori, e che ha infiammato il già e sempre caldo dibattito sull’aborto, a quarant’anni dall’introduzione in Italia della legge 194sull’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg). Sulla confusione pericolosa di un crimine, quello del femminicidio, con un diritto, quello dell’aborto, abbiamo già discusso ma è opportuno anche capire fino a che punto le rivendicazioni ci Citizen Go sulle ripercussioni psicologiche dell’aborto trovino fondamento.
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