Aids, il problema non è l’ago

Il riutilizzo degli aghi da siringa negli ospedali svolge un ruolo minimo nella diffusione dell’Aids in Africa. Lo afferma un gruppo di ricerca internazionale, sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e dall’Unaids ( Programma delle Nazioni Unite sull’Aids), in uno studio pubblicato su The Lancet. Lo studio interviene in un ampio dibattito sul ruolo giocato da differenti fattori di rischio per la malattia, soprattutto comportamenti sessuali e sanitari. Lo scorso anno, un gruppo di ricercatori aveva suggerito che, in Africa, dal 20 al 40 per cento dei casi di trasmissione dell’Hiv sarebbe dovuto al riutilizzo di aghi infetti: secondo Oms e Unaids, invece, solo il 2,5 per cento dei casi sarebbe imputabile a questa causa. Il dato è importante: su tali stime i politici decidono infatti verso quali misure di prevenzione indirizzare i fondi. L’Oms teme che l’eccessiva demonizzazione delle iniezioni possa far trascurare il messaggio relativo all’importanza di comportamenti sessuali sicuri, oltre ad allontanare i pazienti dagli ospedali e dalle campagne di vaccinazione. George Schmid, il ricercatore che ha guidato lo studio, è deciso nelle sue conclusioni: “È certamente necessario eliminare il problema delle iniezioni non sicure, ma queste non sono le principali responsabili della trasmissione dell’Aids in Africa: la causa primaria rimangono i rapporti sessuali non protetti, ed è verso questi che occorre concentrare gli sforzi di prevenzione”. (va.m.)

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