L’ondata di infezioni da virus Zika si sta calmando, complice probabilmente anche l’arrivo della stagione invernale nell’emisfero australe. Ma i mesi di infezioni precedenti hanno accelerato la corsa per un possibile vaccino contro il virus, con il rischio correlato di complicazione neurologiche e microcefalia nei nati da madri infette. Questo perché, va ricordato, la pericolosità del virus non è nelle infezioni in sé (il più delle volte anche asintomatica) ma nelle possibili complicazioni derivanti da Zika, come la microcefalia appunto, sulla quali esiste ormai abbastanza consenso scientifico. Il pericolo di generazioni colpite dagli effetti di Zika ha catalizzato la ricerca scientifica, tanto che già nelle prossime settimane dovrebbero iniziare i test sull’uomo, i primi, per un potenziale vaccino capace di prevenire l’infezione.
Ad annunciarlo, con una nota diffusa ieri, è Inovio Pharmaceuticals, l’azienda farmaceutica che insieme a GeneOne Life Science, ha lavorato insieme al vaccino a dna noto come GLS-5700, dopo i risultati incoraggianti ottenuti negli studi preclinici.
Lo studio di fase I coinvolgerà 40 volontari e valuterà sicurezza, tollerabilità e immunogenicità del vaccino, ovvero la capacità del vaccino di indurre una risposta immunitaria, come già osservato nei modelli animali. Il vaccino è cosiddetto a dna perché contiene frammenti sintetici del materiale genetico del virus che, una volta inoculati nell’ospite vengono tradotti negli antigeni virali contro cui il sistema immunitario comincia a lavorare montando la propria risposta. Nei prossimi mesi, spiegano gli esperti è probabile che diversi potenziali vaccini arrivino contro zika, che solo nell’ultimo anno ha cominciato a destare particolare preoccupazione.
In attesa di misure preventive farmaceutiche, l’Oms raccomanda di puntare sulla prevenzione con barriere chimiche (come repellenti) e fisiche (come abiti lunghi, zanzariere, preservativi) per evitare punture di zanzare Aedes infette o trasmissione delle infezioni (pericolosa quella per via sessuale nelle donne in attesa). Il Cdc ha inoltre invitato le donne incinte a non recarsi nei luoghi colpiti dal virus e le autorità sanitarie del sudamerica hanno invitato le donne a ritardare le gravidanze, per scongiurare il rischio di complicazioni neurologiche neonatali, quali labmicrocefalia. Non ci sarebbero invece preoccupazioni tali da giustificare la posticipazione dei giochi olimpici.
Via: Wired.it