Gli alieni? Potrebbero somigliarci più di quanto crediamo

(Credit: Helen S. Cooper, University of Oxford)

Non abbiamo idea se gli extraterrestri possano effettivamente esistere o meno in qualche parte dell’Universo. Ma gli scienziati non perdono tempo e da anni cercano di immaginare come potrebbero essere. Ora, gli astrobiologi dell’Università di Oxford sembrano avere un’idea: secondo loro, non dovrebbero essere poi così diversi da noi. Non tanto nell’aspetto esteriore, imprevedibile, quanto piuttosto nella loro struttura fondamentale. Come spiegano in uno studio apparso sul International Journal of Astrobiology, infatti, anche una forma di vita aliena deve essere stata plasmata dalla selezione naturale. E per questo deve presentare alcune caratteristiche prevedibili e comuni a quelle che osserviamo negli esseri viventi che conosciamo: come noi siamo composti da cellule, secondo i ricercatori anche una forma di vita aliena dovrebbe essere composta da una gerarchia di entità individuali che collaborano tra loro.

“Un compito fondamentale per gli astrobiologi, ovvero coloro che studiano la vita nell’universo, è quello capire come potrebbe essere la vita extraterrestre”, spiega Sam Levin, dell’Università di Oxford.

“Ma fare previsioni sugli alieni è difficile, perché abbiamo solo un esempio di vita, quella terrestre. Approcci passati nel campo dell’astrobiologia si sono basati in gran parte su osservazioni empiriche e prendendo ciò che vediamo sulla Terra, e ciò che sappiamo in chimica, in biologia e in la geologia e la fisica per fare previsioni sugli alieni”.

Il nuovo studio, invece, offre un approccio alternativo: quello di utilizzare la teoria evoluzionistica come principio guida, facendo previsioni su un ipotetico disegno di quello che potrebbe essere un alieno, proprio come il prodotto della selezione naturale.

(Credit: Helen S. Cooper, University of Oxford)

La complessità della vita sulla Terra è sorta da una serie di eventi, che i ricercatori definiscono “grandi transizioni nell’individualità”: queste si verificano quando un gruppo di organismi evolve in un organismo di livello superiore, per esempio quando i geni si sono riuniti in genomi o quando gli organismi unicellulari sono diventati multicellulari. E secondo i ricercatori, queste stesse transizioni devono verificarsi necessariamente anche nello sviluppo di una forma di vita aliena, sottoposta alla selezione naturale. In altre parole, come noi esseri umani siamo costituiti da cellule fatte di nuclei e mitocondri, anche gli alieni avranno una gerarchia di entità che cooperano insieme per creare un organismo.

I loro corpi, quindi, non saranno provvisti forse di braccia o gambe, ma molto probabilmente possederanno parti costituiti da organismi, inizialmente indipendenti, che collaborano per formarne nuove strutture di complessità superiore. Non possiamo ancora dire se gli alieni camminano su due gambe o hanno grandi occhi verdi”, spiega Levin. “Tuttavia, come per noi esseri umani, pensiamo che siano composti da una gerarchia di entità, che cooperano per creare un unico organismo e che si occupano di svolgere diversi compiti”.

C’è ancora molta strada da fare per capire come siano gli alieni e dove potremmo trovarli. “Ci sono potenzialmente centinaia di migliaia di pianeti abitabili solo nella nostra galassia”, precisa Levin, “e non possiamo ancora dire se siamo soli o meno, ma abbiamo fatto un piccolo passo avanti nel rispondere, nel caso in cui non lo fossimo, su come sono i nostri vicini di casa”.

Via: Wired.it

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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