Alla conta dei capodogli

Se vi trovate sulla costa occidentale del Mar Ligure o su un’imbarcazione a largo di quelle acque, avete delle buone probabilità di avvistare un capodoglio. O, almeno, cinque volte maggiore di quella che avreste avuto dieci anni fa. Stando, infatti, a quanto riferito dall’Istituto Tethys (un’organizzazione non-profit che dal 1986 si occupa della ricerca sui cetacei), gli avvistamenti per una singola stagione di indagine sono passati da una media di 6 esemplari del passato decennio, a una media di 30 delle ultime rilevazioni.

La notizia non è così buona come si potrebbe pensare: “Verosimilmente non si tratta di una crescita generalizzata della popolazione di capodogli in Mediterraneo”, spiega Sabina Airoldi, coordinatrice del progetto di ricerca dell’Istituto Tethys in queste acque, “ma di un aumento localizzato dovuto a un gruppo di esemplari che si sono spostati per cause ancora non chiare”.

Tra queste cause potrebbe esservi un’anomalia nelle temperature delle acque superficiali della porzione più occidentale del Santuario dei Cetacei (una vasta area del Mar Ligure che si estende tra la coste della Francia, della Toscana e della Sardegna settentrionale, per una superficie di quasi 90 mila chilometri quadrati). Il Gruppo nazionale di oceanografia operativa (Gnoo) ha infatti registrato una temperatura inferiore di tre gradi rispetto alla media degli ultimi anni.

Una concentrazione sorprendente di questi giganti del mare, che possono arrivare fino ai 18 metri di lunghezza, è stata riportata da gruppi di ricerca spagnoli e francesi anche per lo Stretto di Gibilterra e per le acque profonde della Provenza. Sembrano invece spariti i gruppi che venivano sempre avvistati intorno alle isole Baleari.

Secondo i ricercatori, l’aumento degli avvistamenti dei capodogli è un dato degno di nota perché in controtendenza rispetto alle statistiche. “Anche il numero di individui per avvistamento è cambiato”, continua Airoldi: “Se infatti in passato la stragrande maggioranza era di un solo animale, nella metà degli avvistamenti fatti recentemente variava da due a cinque animali, con un avvistamento eccezionale nel quale abbiamo contato addirittura dieci individui che per alcune ore si sono esibiti in complesse interazioni sociali. Il nostro obbiettivo ora sarà quello di comprendere se esiste una relazione fra i cambiamenti climatici e la variazione di distribuzione dei capodogli nel Mediterraneo occidentale, popolazioni classificate dalla Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (Iucn) come a rischio estinzione”.  (ga.c.)

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