Alla scoperta delle comete

Martedì sera, alle 19.47 ora italiana, il razzo non ha fatto in tempo a sganciarsi a velocità supersonica dalla base di lancio di Cape Canaveral, in Florida, che per “Deep Impact” è scattato il conto alla rovescia. L’ultima ardita missione Nasa ha già giorni, ore minuti e secondi contati. Tra meno di sei mesi, esattamente il 4 luglio, che non a caso coincide con l’anniversario dell’indipendenza americana, la sonda appena lanciata in orbita colpirà la cometa Tempel 1, dopo un viaggio di ben 431 milioni di chilometri nello spazio. L’ultimo giorno sarà quello cruciale, quello cui si deve il nome dell’intera missione: a –24 ore dallo scoccare del termine, infatti, la sonda sgancerà un proiettile dal peso di 372 chilogrammi, che percorrerà da solo gli ultimi 37 mila chilometri che lo separeranno dalla cometa, per andare infine a schiantarsi dentro il suo nucleo. Si tratterà di un vero e proprio bombardamento, che non ha precedenti nella storia delle missioni spaziali. Sarebbe la prima sonda a raggiungere una cometa, nonché la prima a impattare contro un corpo celeste con una violenza e una velocità tali da provocare un cratere largo quanto un campo da calcio e profondo come un palazzo di quattordici piani. La sonda penetrerà nel nucleo di Tempel 1 e, mentre le spettacolari immagini registrate saranno trasmesse in videodiffusione mondiale, apparecchiature ultrasofisticate registreranno ogni dato della collisione: il ghiaccio, la polvere e i frammenti di materiale che scheggeranno via dall’interno della cometa dovrebbero fornire informazioni preziose in grado di far luce sulla formazione del sistema solare. Le comete, infatti, sono quanto di più antico e accessibile si conserva della nostra galassia. Nel cuore di Tempel 1 potrebbero essere imprigionati elementi, polveri e gas che vagano nello spazio sin dalle origini del sistema solare, quattro miliardi e mezzo di anni fa, una sorta di materiale fossile, che secondo alcuni scienziati potrebbe anche spiegare l’origine della vita e dell’acqua sulla Terra.“Sappiamo ancora poco a riguardo”, spiega Sergio Vetrella, presidente dell’Agenzia spaziale italiana. “Ma come Deep Impact, sono in corso anche altre missioni spaziali, la più importante delle quali è la sonda Rosetta dell’Ente spaziale europeo, il cui interesse è approfondire la conoscenza sulle comete. Mentre il satellite della Nasa si scaglierà contro Tempel 1, la sonda Rosetta atterrerà su una cometa molto più distante dalla Terra, analizzando le caratteristiche e la composizione sulla superficie. Ci aspettiamo che, integrando i risultati acquisiti dalle varie missioni, riusciremo a rispondere a numerosi interrogativi che circondano questi corpi celesti”.Rispetto a Rosetta, a cui saranno necessari 10 anni per raggiungere la sua cometa, Deep Impact è una missione veloce, che si risolverà nell’arco di pochi mesi. Ma, sarà forse per il nome suggestivo con cui è stata battezzata la missione, c’è chi teme che qualcosa possa andare storto, che come nelle migliori trame delle pellicole d’azione hollywodiane, ci possa essere il colpo di scena non previsto: l’esplosione del proiettile contro la cometa potrebbe deviarne l’orbita con conseguenze che non possiamo valutare a priori. “Escludo l’eventualità che l’impatto sia rischioso”, rassicura Vetrella. “Dal punto di vista della meccanica, l’orbita risentirà in modo trascurabile dello scontro con una sonda che pesa poco più di 300 chilogrammi”. E allora non resta che aspettare il 4 luglio per assistere alle immagini dell’impatto. La Nasa fa sapere che da alcuni punti del globo, per esempio le isole Hawai, l’esito della missione sarà osservabile anche con telescopi amatoriali, i quali potranno contribuire, seppur in misura minima, alla mole di dati di Deep Impact, per i quali saranno necessari sei anni di analisi prima di avere le risposte cercate.

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