Categorie: Spazio

Dall’Alpha Magnetic Spectrometer indizi sulla materia oscura

Mentre c’è chi lavora alla costruzione di una mappa della materia oscura, c’è anche chi potrebbe averne individuato evidenze sperimentali. Il chi è riferito all’Alpha Magnetic Spectrometer(Ams), il rivelatore di particelle provenienti dai raggi cosmici montato sulla Stazione spaziale internazionale che, dopo le possibili tracce di materia oscura rese note lo scorso anno, potrebbe averne messe da parte delle nuove.

Il condizionale è d’obbligo: al momento infatti quanto messo in luce da Ams – una collaborazione internazionale cui l’Italia ha partecipato con l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e l’Agenzia spaziale italiana (Asi) – è solo un’anomalia, per spiegare la quale vengono chiamate in causa (anche) le particelle associate alla materia oscura (e quindi la sua esistenza in forma particellare).

A spiegare di quale anomalia si tratti è il presidente dell’Asi,Roberto Battiston, in occasione della presentazione dei dati Ams al Cern che dedica una tre giorni alla discussione dell’esperimento e della fisica dei raggi cosmici. Battiston all’Ansa ha dichiarato:“Abbiamo notato anomalie sia nella misura dei positroni che degli antiprotoni. Entrambe le misure di precisione fatte da Ams della frazione di antiparticelle nei raggi cosmici stanno mostrando uno scenario completamente diverso rispetto a quello atteso”,continua Battiston: “Un modo per interpretarle in modo coerente è chiamare in causa nuove particelle associate alla materia oscura’’.

In particolare positroni e antiprotoni (rispettivamente le antiparticelle di elettroni e protoni) sarebbero di più di quanto atteso (stavolta l’eccesso rivelato riguarda antiprotoni a energie di centinaia di GeV, mentre nel 2014 erano positroni) e, come già vi avevamo raccontato, la loro produzione potrebbe essere correlata a collisioni di materia oscura (che non emette né riflette luce e quindi non si può vedere direttamente).

Non è possibile, infatti, attribuire quanto osservato a modelli noti di collisione di raggi cosmiciscrivono dal Cern, sebbene si tratti comunque di fenomeni compatibili anche con altre spiegazioni, al di là delle collisioni di materia oscura, come l’esistenza di nuove fonti astronomiche (come le pulsar) o nuovi meccanismi di propagazione ed accelerazione (come i resti di supernovae). Risposte più precise potranno arrivare dall’acquisizione di altri dati da parte di Ams e dal confronto con quelli acquisiti da altri esperimenti per lo studio dei raggi cosmici (come IceCube, Pierre Auger Observatory, Fermi-Lat, Magic, Hess e CTA, Jem-Euso e Iss-Cream), concludono dall’Infn.

Via: Wired.it

Credits immagine: Nasa

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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