Il cervello sotto anestesia resta vigile

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Per molti di noi, il solo sentire “anestesia generale” può essere motivo di puro spavento e panico. Se da una parte, infatti, sappiamo che grazie all’anestesia non sentiamo alcun dolore durante un’operazione, dall’altra il fatto di non essere coscienti può farci sentire a disagio e spaventare. Ma ora, secondo un studio di un team di ricercatori finlandesi dell’Università di Turku, appena pubblicato su Anesthesiology, non sarebbe proprio così: quando si tratta di alcuni anestetici, il nostro cervello rimane in un stato simile a quello del sonno, molto più di quanto abbiamo pensato finora. Lo studio, infatti, suggerisce che alcune parti del nostro cervello sono ancora in grado di elaborare sensazioni dall’ambiente circostante, anche se il paziente sotto anestesia non può ricordare nulla al momento del risveglio. “L’insensibilità non equivale all’incoscienza – spiegano i ricercatori – in quanto si possono avere esperienze coscienti senza avere una reattività comportamentale”.

Il test sul cervello

Per capirlo, il team di ricercatori ha messo a confronto gli effetti neurologici di una coppia di farmaci comunemente usati per l’anestesia. Finora i dettagli su come questi farmaci cambiano effettivamente le funzioni del cervello sono rimasti ancora molto poco chiari. Molte ricerche precedenti, infatti, erano riuscite solamente ad associare le onde cerebrali con gli stati di coscienza durante l’anestesia.

Le registrazioni cerebrali, precisiamo, si classificano in onde alfa, beta e delta, e vengono utilizzate per determinare quando il cervello è sveglio oppure addormentato. Le onde beta (le più veloci) sono le onde che si registrano quando siamo svegli. Le onde alfa, più lente, indicano invece un tipo di attività cosciente, per esempio quando siamo in uno stato contemplativo. Le delta, infine, sono le più lente e vengono registrate durante il sonno profondo.

Sedativo contro anestetico

In questo studio, 47 volontari sani sono stati suddivisi in due gruppi: al primo è stata somministrata la dexmedetomidina (un sedativo), mentre al secondo il propofol, un anestetico generale. Monitorando le loro onde cerebrali, i ricercatori hanno osservato che metà dei partecipanti del primo gruppo poteva essere svegliata semplicemente con un breve scuotimento o con un urlo. Sorprendentemente, raccontano i ricercatori, anche il 42% di quelli che hanno ricevuto il propofol poteva essere svegliato, in uno stato di maggior stordimento, con un conseguente aumento delle onde alfa. Successivamente, i ricercatori hanno osservato che i volontari di entrambi i gruppi riuscivano a ricordare il motivo del loro risveglio, anche se in maniera molto confusa. “Quasi tutti i partecipanti hanno riferito esperienze surreali che a volte si sono mescolate con la realtà”, afferma uno degli autori, Antti Revonsuo.

Inoltre, le registrazioni indicavano che i volontari che erano stati profondamente sedati riuscivano ancora sentire alcune frasi strane, cercando di dar loro un senso, anche se al risveglio non ricordavano di aver sentito nulla. Mentre quelli del gruppo trattato con il propofol non hanno neanche cercato di interpretare le stesse frasi, con le registrazione delle onde cerebrale che indicavano solo onde delta.

L’anestesia ci disconnette dall’ambiente

Ma quando i pazienti di entrambi i gruppi hanno ascoltato suoni più sgradevoli, sembrava che tutti riuscissero a prestare maggior attenzione. Al risveglio, infatti, il loro cervello ha reagito in modo molto più rapido al rumore, come se avesse imparato a riconoscerlo. “In altre parole, il cervello può elaborare suoni e parole anche se il soggetto non è sveglio”, spiega l’anestesista Harry Scheinin“Contro la credenza comune, l’anestesia non richiede la completa perdita di coscienza, poiché è sufficiente disconnettere il paziente dall’ambiente circostante”.

In altre parole, il nuovo studio dimostra che l’anestesia non spegne completamente il nostro cervello. Ciò non significa che possiamo sentire il taglio del bisturi del chirurgo, ma piuttosto che, proprio come nel sonno naturale, il nostro cervello è ancora in parte vigile, anche se la nostra coscienza rimane spenta.

via Wired.it

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