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Ansia di parlare in pubblico? Provate con la realtà virtuale

Una presentazione in ufficio, la tesi di laurea, un matrimonio. Sono molte le occasioni in cui si può dover affrontare un pubblico. Nonostante ci siano persone (poche) che riescono ad affrontare con scioltezza l’ansia da palcoscenico, per molti altri è più complicato. Anzi, per alcuni è addirittura un fatto patologico: si chiama ansia da discorso pubblico (Psa). Una recente ricerca, coordinata da Philip Lindner e pubblicata su Journal of Anxiety Disorder potrebbe avere una soluzione. Gli scienziati hanno testato un nuovo metodo per superare la paura di parlare in pubblico: usare la realtà virtuale per simulare situazioni reali e superare, pian piano, l’ansia da palcoscenico.

Ansia reale, palcoscenico virtuale

L’ansia da discorso pubblico viene descritta come un meccanismo che si auto alimenta: paura di fallire e pensieri catastrofici alterano la reattività fisiologica e l’attenzione, portando a comportamenti conservativi (come ad esempio mettersi a leggere riga per riga) o cercare in tutti i modi di evitare di misurarsi col discorso. Il risultato sono performance scadenti oppure una visione distorta dell’accaduto, che non fanno altro che alimentare di nuovo paure e ansia. Un circolo vizioso da cui non è facile uscire. I ricercatori dell’Università di Stoccolma hanno testato un metodo basato sull’uso di realtà virtuale, combinata con sedute di tre ore dallo psicoterapeuta per valutare, di volta in volta, gli esercizi svolti.

La ricerca ha valutato i progressi in un campione di 50 persone con diversi gradi di ansia da discorso pubblico. È stato usato un normale visore da realtà virtuale (Samsung Gear VR Headset con un Galaxy Note 4) con cui i volontari si sono cimentati in tre diversi scenari: una presentazione in ufficio (pubblico poco numeroso e vicino), un matrimonio (pubblico medio a media distanza) e un auditorium (pubblico numeroso e distante). Un’esperienza virtuale certo, ma abbastanza immersiva e realistica da attivare l’ansia dei volontari.

Allenarsi a casa

Il programma messo a punto dal team di Lindner prevedeva delle sessioni di tre ore da effettuare con uno psicoterapeuta. I volontari hanno dovuto affrontare diversi esercizi di difficoltà crescente: dal contare ad alta voce alla vera e propria improvvisazione. Alla fine di ogni esercizio (della durata di pochi minuti) si procedeva alla discussione col terapeuta per valutare la propria performance e per imparare a “sentisi dall’esterno” (anche grazie a registrazioni audio). Ma non finisce qui. È stata creata appositamente una app, dall’azienda inglese VirtualSpeech, per permettere ai partecipanti di continuare ad esercitarsi a casa. Alla fine dell’esperimento i risultati sono stati incoraggianti. I partecipanti hanno dichiarato di sentirsi molto più sicuri rispetto a prima. Alcuni di loro hanno effettivamente provato a cimentarsi con situazioni reali, e hanno affermato di sentirsi meno timorosi e più sicuri di sé. Un partecipante ha persino parlato ad un matrimonio, riuscendo egregiamente a tenere a basa l’ansia.

Sentirsi sicuri

Pare che la simulazione virtuale e l’esercizio abbia aiutato i volontari ad affrontare progressivamente la paura in un ambiente sicuro e controllato. “Con questo sistema, i volontari hanno potuto esercitarsi e capire che è perfettamente normale sentirsi nervosi e che se capita di balbettare o arrossire, non è certo la fine del mondo”, ha detto Lindner, “e questo è il primo passo per superare l’ansia e la timidezza”. Per ora, il pubblico virtuale non è stato programmato per reagire ai movimenti o alle parole dell’utente. Il team di ricerca infatti, sta lavorando a una versione migliorata dell’app, che permetta al pubblico di interagire (applaudire o ridere ad una battuta), per rendere l’esperienza più immersiva, ma soprattutto personalizzata per ogni utente.

Questo articolo è pubblicato su Medicina digitale, un progetto di Galileo servizi editoriali.

Lorenzo Tenuzzo

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