Quando eravamo piccoli come un gibbone

Quale sia stato l’ultimo antenato comune tra scimmie antropomorfe ed esseri umani rimane un mistero. Solitamente viene considerato simile a uno scimpanzé moderno, per aspetto e dimensioni. Un nuovo studio, pubblicato su Nature Communications, mescola però le carta in tavola e suggerisce che invece questo animale fosse più probabilmente simile per dimensioni a un gibbone, una scimmia del peso di circa 5 kg. Una teoria che ha importante conseguenze dal punto di vista biologico.

Gli ominoidi, termine con cui ci si riferisce agli esseri umani e alle scimmie antropomorfe, si sono separati dalla linea evolutiva che ha dato origine alle Cercopithecidae (o scimmie del Vecchio Mondo, specie che vivono perlopiù in Asia ed Africa) circa 25 milioni di anni fa. A loro volta i gibboni sono stati i primi a separarsi dagli ominoidi, 17 milioni di anni fa, seguiti da orangotango, gorilla, scimpanzé e infine esseri umani. I fossili ritrovati hanno inoltre mostrato una grande diversità di specie di primati ed esseri umani ormai estinti.

Mark Graboski e William Jungers, gli scienziati che hanno condotto la ricerca, hanno calcolato la massa corporea media e quella stimata di un gran numero di esseri umani, sia viventi che fossili, scimmie ed altri primati. Grazie ai dati ottenuti, i ricercatori sono stati in grado di ricostruire l’evoluzione della massa corporea delle diverse specie nel tempo. I ricercatori hanno scelto la massa corporea perché si tratta di una caratteristica che ha conseguenze non trascurabili sulla biologia di un essere vivente: fabbisogno energetico, alimentazione, tipo di movimento e comportamento sono tutti fattori che dipendono largamente dalla massa corporea dell’esemplare.

“Per ricostruire la paleobiologia di specie estinte da molto tempo, abbiamo bisogno di farci un’idea della loro massa corporea,” ha spiegato Grabowski, “Secondo la nostra analisi, l’ultimo antenato comune di scimmie ed esseri umani viveva in condizioni che sono più adatte ad un animale delle dimensioni di un gibbone.”

La scoperta ha anche conseguenze non trascurabili sui modelli usati attualmente per studiare l’evoluzione delle scimmie. Ad esempio, una delle assunzioni è che i primi ominoidi abbiano sviluppato il movimento che consiste nell’appendersi e dondolare dagli alberi con le braccia sopra le spalle come conseguenza dell’aumento delle loro dimensioni, che non gli permettevano più di camminare in equilibrio sui rami. Secondo lo studio di Grabowski, questo tipo di movimento si sarebbe invece sviluppato prima dell’aumento della massa corporea, e indipendentemente da questa.

“Sembra che i primi esseri umani, come ad esempio gli australopitechi, fossero in media più piccoli dei loro antenati,” ha concluso Grabowski, “Almeno fino all’arrivo dell’Homo erectus.”

Riferimenti: Nature Communications

Claudia De Luca

Dopo la laurea triennale in Fisica e Astrofisica alla Sapienza capisce che la vita da ricercatrice non fa per lei e decide di frequentare il Master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza all'Università di Ferrara, per imparare a conciliare il suo amore per la scienza e la sua passione per la scrittura.

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