Un nuovo antibiotico contro i superbatteri

cancro al colon
(Credits: Wellcome Images/Flickr CC)
trapianto feci
(Credits: Wellcome Images/Flickr CC)

La resistenza dei batteri agli antibiotici è un fenomeno sempre più preoccupante che potrebbe rendere inefficaci molti dei medicinali che usiamo per trattare le più comune infezioni. Per impedire la comparsa di superbatteri resistenti è importante usare gli antibiotici in modo corretto. In molti sottolineano anche la necessità di investire nella ricerca per trovare nuove molecole antimicrobiche che possano sostituire quelle che ormai hanno perso efficacia. Questi approcci però non si rivolgono ai meccanismi evolutivi che stanno alla base dell’insorgenza delle resistenze nei batteri e quindi possono funzionare solo per ritardarne la comparsa per qualche tempo. Un gruppo di ricerca del Scripps Research Institute in California ha sviluppato un nuovo antibiotico che promette di impedire la comparsa della resistenza nei batteri per molti anni a venire. La loro scoperta è stata pubblicata su PNAS.

I ricercatori hanno usato come molecola di partenza la vancomicina, un antibiotico che interferisce con la formazione della parete nelle cellule batteriche. La vancomicina è stata utilizzata clinicamente per decenni, e solo in tempi recenti sono comparsi batteri dotati di una resistenza a questa molecola. È quindi una sostanza che già nella sua forma originaria mette a dura prova i microrganismi che provano a contrastarla. I ricercatori hanno provato ad aumentarne la potenza, modificando la struttura chimica dell’antibiotico fino a renderlo 1’000 volte più efficace del suo predecessore. “Con queste modifiche, serve meno antibiotico per avere lo stesso effetto”, spiega Dale Boger, autore dello studio.

Ciò che rende particolarmente innovativa questa versione potenziata della vancomicina è però il fatto che contiene tre diverse modifiche strutturali che le conferiscono altrettanti meccanismi di azione. Per la prima volta nella storia degli antibiotici, la nuova vancomicina è in grado di interferire con almeno tre diversi processi biologici essenziali per la sopravvivenza dei batteri. “Gli organismi semplicemente non possono trovare una soluzione per aggirare simultaneamente tre meccanismi di azione indipendenti”, spiega Boger, “anche se trovassero una soluzione per uno dei meccanismi, verrebbero comunque uccisi dagli altri due”.

Nonostante il nuovo antibiotico sia molto promettente, gli autori spiegano che non è ancora pronto per essere testato sull’essere umano. Prima bisogna trovare un modo di produrlo più velocemente e ad un costo minore – oggi la sintesi richiede circa 30 passaggi, e poi si potrà procedere ai test sugli animali e sugli esseri umani. Ma se si riuscirà a superare questa sfida, che secondo l’autore è molto semplice rispetto alla progettazione stessa, le nostre capacità di difenderci dagli antibiotici diventeranno molto più grandi.

Riferimenti: PNAS

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