Anticipare le mutazioni del virus

Predire come evolverà il virus influenza, anticipando le sue continue mutazioni. Potrebbe essere possibile grazie a uno studio pubblicato su PloS Genetics e condotto dalla University of Pennsylvania (Stati Uniti), in cui sono state analizzate le mutazioni genetiche del virus negli ultimi 40 anni. I ricercatori di Filadelfia, insieme a quelli della McMaster University e dell’Accademia Russa delle Scienze, sostengono che, studiando i siti e le combinazioni di queste mutazioni, si può prevedere come il virus cambierà.

I virus dell’influenza A si evolvono continuamente: due proteine,l’emoagglutinina e la neuraminidasi, presentano sempre piccole differenze rispetto all’anno precedente. Non in tutti i casi, però, questi cambiamenti sono generati da una singola mutazione nel Dna virale; spesso, infatti, il virus necessita di due mutazioni per riuscire nella sua impresa. E’ proprio su questo meccanismo di doppia mutazione, definito epistasi, che si è concentrato il gruppo statunitense, identificando le sedi principali di queste mutazioni e le specifiche interazioni tra le mutazioni genetiche che vi hanno luogo.

“Quando si osserva che a una mutazione in un determinato sito ne segue immediatamente una seconda in un’altra regione e che questo schema si ripete, allora vuol dire che molto probabilmente le due mutazioni influenzano la sopravvivenza del virus”, ha spiegato Joshua Plotkin, principale autore dello studio. Infatti, come  ha illustrato il ricercatore, la prima mutazione, potrebbe non dare alcun vantaggio al patogeno, ma semplicemente rappresentare un prerequisito fondamentale per una successiva mutazione.

Proprio questa consequenzialità potrebbe fornire la chiave per anticipare le modificazioni del virus e giocare di anticipo nella messa a punto dei vaccini. Secondo lo studio, infatti, una volta osservata la prima mutazione è molto probabile che se ne realizzi una seconda. “La conoscenza delle specifiche interazioni tra queste mutazioni potrebbe aiutarci a predire il corso dell’evoluzione dei virus e, di conseguenza, di selezionare e mettere a punto vaccini e farmaci migliori”, hanno concluso i ricercatori.  

Riferimenti: PLoS Genetics doi:10.1371/journal.pgen.1001301

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