Salute

Paxlovid, come funziona l’antivirale contro Covid e chi può assumerlo

Approvato lo scorso anno dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e prodotto dall’azienda farmaceutica Pfizer, il Paxlovid è un medicinale che viene indicato per chi ha scoperto da poco di essere stato contagiato dal nuovo coronavirus. Ecco di che farmaco si tratta, quali pazienti possono assumerlo e quali sono gli effetti collaterali.

Che tipo di farmaco è?

Il Paxlovid è un antivirale orale autorizzato per l’uso contro il nuovo coronavirus. Come viene descritto nella sezione “domande e risposte” dell’Aifa, si tratta di un antivirale a base di due principi attivi, nirmatrelvir e ritonavir, che viene indicato per il trattamento precoce di Covid-19. Più nel dettaglio, come vi abbiamo già raccontato, il nirmatrelvir mira all’enzima Mpro, fondamentale per la capacità di replicarsi del coronavirus, mentre ritonavir rallenta la velocità di metabolizzazione del nirmatrelvir nel fegato, facendo sì che quest’ultimo raggiunga concentrazioni più alte e duri più a lungo.

Chi può assumerlo?

Il Paxlovid è un medicinale che viene indicato per il trattamento precoce di pazienti di età superiore ai 18 anni con Covid-19 confermata che non hanno bisogno di ossigenoterapia, ma sono a elevato rischio di sviluppare forme gravi della malattia (per esempi i pazienti con patologie oncologiche, malattie cardiocerebrovascolari, diabete mellito non compensato, broncopneumopatia cronica e obesità grave). Il farmaco necessita di prescrizione medica, può essere prescritto dal proprio medico di base o dai centri specialisti, ed è reperibile con la ricetta gratuitamente e direttamente in farmacia.

Quando e come prenderlo?

Il trattamento deve essere iniziato subito, o comunque entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. La terapia è orale e consiste nell’assunzione di 2 compresse di nirmatrelvir e di 1 di ritonavir due volte al giorno (ogni 12 ore quindi) per 5 giorni. Le compresse, tuttavia, vanno assunte insieme, deglutite intere e non masticate, spezzate o frantumate, non importa se vicino o lontano dai pasti. “Se si salta una dose entro 8 ore dall’orario abituale, la dose deve essere assunta il prima possibile”spiegano dall’Aifa. “Se sono trascorse oltre 8 ore, la dose dimenticata non va assunta ma bisogna prendere regolarmente quella successiva secondo l’orario previsto”Attenzione, quindi, a non assumere una doppia dose per compensare. Se le condizioni cliniche peggiorano, il farmaco non va comunque interrotto, ma si consiglia il completamento del ciclo, anche in caso di ricovero.

Effetti collaterali

Il Comitato per i Medicinali per uso umano dell’Ema ha spiegato che “il profilo di sicurezza di Paxlovid si è rivelato favorevole e che gli effetti collaterali sono stati generalmente lievi”. Gli effetti collaterali più comuni (circa 1 persona su 10) sono mal di testa, alterazione del gusto, diarrea e vomito.

Patologie e farmaci per cui non è indicato

Per i pazienti affetti da una patologia renale, sarà il medico a indicare il dosaggio appropriato di Paxlovid. Mentre in caso di compromissione renale o epatica grave il farmaco non viene raccomandato. Inoltre, bisogna avvertire il proprio medico se e quali altri medicinali si stanno assumendo: infatti, ci sono farmaci che potrebbero interagire con il Paxlovid ed è quindi necessario valutare se proseguire o sospendere le terapie.

Gravidanza e allattamento

Poiché non sono disponibili dati sull’uso di paxlovid in gravidanza, è meglio non raccomandarne l’assunzione, così come è opportuno evitare l’allattamento al seno durante e per 7 giorni dopo la fine del trattamento. Se si sta assumendo Paxlovid bisogna evitare di intraprendere una gravidanza. “Durante il trattamento con il farmaco e fino a un ciclo mestruale successivo al suo completamento, poiché i contraccettivi ormonali combinati, in associazione a Paxolovid, potrebbero risultare meno efficaci, è bene ricorrere a un metodo contraccettivo alternativo o aggiuntivo”, spiegano dall’Aifa.

Via: Wired.it

Leggi anche: Perché alcune persone non si ammalano di Covid? Forse è merito di una proteina

Credits immagine: Eran Menashri su Unsplash

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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