Il computer che impara come se fosse un essere umano

È un algoritmo bioispirato, come spesso accade nei campi della robotica e dell’informatica: cerca di imitare la capacità peculiare del cervello umano di apprendere nuovi concetti da un singolo esempio. A metterlo a punto, come raccontano su Science, un’équipe di scienziati del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, coordinata da J.B. Tenenbaum. L’algoritmo, per ora, consente alla macchina su cui è installato di apprendere simboli e caratteri scritti a mano provenienti da diversi alfabeti, ma i suoi creatori sostengono che possa essere utilizzato anche per altri sistemi basati su simboli, come gesti, passi di danzalingua dei segni.

Finora, nonostante gli enormi passi avanti compiuti nel campo dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico (machine learning, come dicono gli anglofoni) le macchine sono ancora ben lontane dall’imparare nuovi concetti con la stessa efficienza degli esseri umani: di solito, questi ultimi hanno bisogno di uno o due esempi, mentre gli algoritmi di intelligenza artificiale ne richiedono tra le decine e le centinaia.

L’approccio di Brenden Lake e colleghi, gli autori del lavoro, cerca per l’appunto di riprodurre le abilità dell’apprendimento umano: gli scienziati si sono concentrati su un’ampia classe di concetti visivi molto semplici, caratteri e simboli di diversi alfabeti. Sfruttando l’algoritmo che hanno messo a punto, l’intelligenza artificiale è in grado, esaminando un esempio, di imparare i simboli dell’alfabeto e generalizzarli, ossia riuscire a interpretarli anche se scritti in modo leggermente diverso.

Il modello messo a punto dagli scienziati, chiamato Bayesian program learning framework (Bpl), sembra molto promettente: nelle prime sfide essere umano-macchina, infatti, il Bpl ha fatto registrare prestazioni molto simili a quelle dell’apprendimento naturale. L’algoritmo è in grado di classificare, interpretare e ricreare caratteri scritti a mano, ma non solo: riesce anche a inventare nuovi simboli, giudicati verosimili rispetto a quelli prodotti dagli esseri umani.

Via: Wired.it
Credits immagine: thombo2 via Compfight cc

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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