Ascolta il canto delle dune

A prima vista una duna è soltanto un mucchio di sabbia nel deserto, come ce ne sono tanti altri. Eppure, quando c’è molto vento, le dune possono produrre un canto vero e proprio (si può ascoltare qui), a volte fatto di singole note, altre invece con cori più complessi. Ma nessuno, fino ad oggi, era riuscito a spiegare i segreti che si celavano dietro la misteriosa musica del deserto. Ora uno studio dei ricercatori francesi della Università Paris-Diderot, pubblicato su Geophysical Research Letters, afferma di aver risolto l’arcano: a fare la differenza, sostengono gli autori, è la dimensione dei granelli di sabbia. A seconda dei casi, infatti, essa può dare origine a uno spettro acustico ampio e rumoroso oppure a frequenze specifiche e ben definite.

Per scoprirlo gli scienziati hanno raccolto la sabbia di due dune e le hanno hanno fatte “suonare” in  laboratorio per confrontarle. La prima, originaria del Marocco, emette un suono alla frequenza di 105 hertz (equivalente a un sol diesis) mentre nella seconda, prelevata dall’Oman, i suoni variano da 90 a 150 hertz (ovvero da fa diesis a re). Ma non solo. Simulando delle piccole valanghe nella sabbia, i ricercatori sono riusciti a riprodurre questi suoni per poi scoprire che, contrariamente a quanto sostenuto da precedenti teorie, le frequenze emesse non dipendevano dall’esistenza di diversi strati di sabbia. A fare la differenza era invece la dimensione dei singoli granelli di sabbia: anche quella dell’Oman, opportunamente modificata, ha infatti emesso la stessa nota di quella del Marocco. Quando invece i granelli si muovono in sincrono, concludono gli autori, si crea il caratteristico “gemito”: come se diverse voci cantassero quasi all’unisono.

Riferimenti: Geophysical Research Letters doi:10.1029/2012GL052540

Credits immagine: OrangeSmell/Flickr

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here