Asia, apri gli occhi

Dopo il sì della Camera dei Deputati del 24 settembre, ieri anche il Senato ha approvato la ratifica del Tredicesimo Protocollo alla Convenzione Europea per la Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali, relativo all’abolizione della pena di morte in tutte le circostanze. Di andare in questa stessa direzione si chiede oggi, Giornata mondiale contro la pena di morte, ai paesi asiatici.

Dopo l’approvazione a larga maggioranza della moratoria sulle esecuzioni da parte delle Nazioni Unite lo scorso dicembre 2007, Amnesty International e la World Coalition Against Death Penalty chiedono ancora ai paesi asiatici di adeguarsi alla tendenza mondiale. Secondo l’associazione, sarebbero 1.252 gli omicidi di Stato documentati nel 2007 in 24 paesi: l’88 per cento di questi sono eseguiti in Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Usa. Male anche il Giappone, dove le impiccagioni, coperte dal segreto di Stato, quest’anno sono già state tredici a fronte delle nove del 2007. Le condanne sarebbero invece 3.447 in 51 paesi, ma altre associazioni indicano numeri anche più grandi (vedi Galileo).

Alcuni stati asiatici, però, non metterebbero in atto le esecuzioni da diverso tempo. In Corea del Sud le ultime esecuzioni risalgono al 1997 (sei condanne sono state commutate in ergastolo, anche se 58 sono ancora pendenti). India e Taiwan, invece, non uccidono legalmente dal 2004 e dal 2005 rispettivamente, anche se le sentenze capitali continuano a essere comminate.

Intanto, nel nostro paese, l’associazione Nessuno tocchi Caino ha promosso oggi, alla Camera dei Deputati, la Giornata europea contro la pena di morte, durante la quale è stato presentato un cortometraggio italiano “15 seconds” sul tema delle esecuzioni capitali. (a.g.)

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