Asia, servono più fondi per le cure

Entro il 2010 l’Asia e le regioni del Pacifico potrebbero avere dieci milioni in più di casi di infezione da Hiv. Con costi economici fino a 15 miliardi e mezzo di dollari ogni anno e un drastico aumento della povertà. L’avvertimento giunge, da un nuovo rapporto del Joint United Nations Programme sull’Hiv/Aids (Unaids) e dell’Asia Development Bank (Adb), pochi giorni prima della XV Conferenza Internazionale sull’Aids, che si terrà a Bangkok. Più di sette milioni di persone sono affette da Hiv in questa parte del mondo, con centinaia di migliaia di morti ogni anno e una perdita economica totale di più di sette miliardi di dollari nel 2001. “La minaccia dell’Aids rischia di far perdere molte vite umane”, spiega Geert van der Linden, Presidente dell’Adb, “e compromette gli sforzi del Millenium Development Goal dell’Onu per diminuire la povertà entro il 2015”. Senza misure adeguate, infatti, lo scenario che si prospetta è preoccupante: in Thailandia, tra il 2003 e il 2015, la pandemia potrebbe rallentare la riduzione della povertà del 38 per cento ogni anno, in Cambogia del 60 per cento. “I governi dell’Asia e del Pacifico sono ancora in tempo per evitare la diffusione dell’infezione, per limitare le perdite economiche e salvare milioni di persone dalla povertà”, dice Peter Piot, Direttore dell’Unaids. Le risorse necessarie per la prevenzione e la cura della malattia, secondo il rapporto, sono di oltre cinque miliardi di dollari l’anno dal 2007 al 2010. Ma quelle disponibili sono del tutto inadeguate. Nel 2003, infatti, del miliardo e mezzo di dollari richiesto dai paesi asiatici, solo 200 milioni di dollari

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