Aspirina contro il cancro, un’alleata per l’immunoterapia?

L’aspirina, l’antinfiammatorio più conosciuto al mondo, non serve solo a far passare i comuni sintomi influenzali, ma potrebbe essere anche un potente alleato delle terapie antitumorali, aumentandone notevolmente l’efficacia. A suggerirlo è l’equipe britannica del Francis Crick Institute di Londra, in uno studio apparso su Cell, secondo cui l’aspirina, o meglio il suo principio attivo, l’acido acetilsalicilico, sarebbe in grado di migliorare l’efficacia delle cure anticancro rafforzando il sistema immunitario, attraverso un approccio di immunoterapia, aiutando a scovare i tumori e a farli aggredire tramite gli anticorpi normalmente presenti nel nostro organismo.

Che l’aspirina possa costituire una potenziale strategia contro il cancro non è una novità. Già da tempo, infatti, alcuni studi hanno suggerito che questo farmaco potrebbe prevenire la diffusione delle cellule tumorali, ipotizzando che la sua assunzione quotidiana riduca il rischio di alcune forme di neoplasie, soprattutto quelle gastro-intestinali. Secondo uno studio del 2014 del Centro per la prevenzione del cancro presso la Queen Mary University di Londra, un’aspirina al giorno ridurrebbe il rischio di tumore allo stomaco, colon ed esofago: l’indagine basata sull’analisi di più di 200 studi sugli effetti antitumorali dell’aspirina, ha evidenziato che l’uso quotidiano e prolungato per dieci anni di basse dosi del principio attivo riduce l’incidenza dei tumori al colon del 35% e del 30% a esofago e stomaco. Anche la mortalità si abbassa rispetto alla media tra i consumatori di aspirina: del 40% per il cancro al colon, del 50% per quello all’esofago e del 35% per il tumore allo stomaco (vedi Galileo: Un’aspirina al giorno per combattere il cancro?).

Secondo lo studio del Francis Crock Institute, i test in laboratorio hanno dimostrato come l’aspirina sarebbe in grado anche di migliorare l’efficacia delle cure anticancro rafforzando il sistema immunitario, facendo così ipotizzare che questo farmaco potrebbe essere utile per le immunoterapie dirette contro il tumore. Lo studio britannico ha evidenziato infatti come nei topi la somministrazione di immunoterapici e aspirina aumenti di molto l’efficacia rispetto ai trattamenti con i soli immunoterapici.

Il merito starebbe nella capacità dell’aspirina di agire sulla prostaglandina E2 (o Pge2), una molecola in grado di limitare la capacità del sistema immunitario di riconoscere la presenza di cellule potenzialmente pericolose, permettendo così al tumore di “nascondersi”. Gli scienziati – avendo osservato che i tumori come quello al seno, alla pelle e all’intestino spesso ne producono grandi quantità – hanno individuato una strategia che va a colpire i meccanismi di sovrapproduzione di questa molecola: somministrare aspirina e altri farmaci che possono modificare i percorsi chimici all’interno delle cellule tumorali che portano alla produzione della prostaglandina E2.

I ricercatori hanno comunque spiegato che la strada da percorrere è ancora molto lunga, sia in termini di ricerca che di sperimentazione sugli esseri umani.“Si tratta di un lavoro preliminare” dice Caetano Reis e Sousa, responsabile dello studio, “ma potrebbe aiutare a rendere l‘immunoterapia contro il cancro ancora più efficace, producendo risultati in grado di cambiare la vita dei pazienti. I risultati sono entusiasmanti, nel contesto di un rinnovato interesse per l’immunoterapia. Certo, quello che abbiamo scoperto non è una rivoluzione, ma un’evoluzione che ci potrebbe aiutare a cercare di ottenere un tasso di remissione ancora maggiore dalla malattia tumorale”.

Riferimenti: Cell Doi: http://dx.doi.org/10.1016/j.cell.2015.08.015

Credits immagine: Keith Ivey/Flickr CC

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