Assistenti assenti

Bullismo, mancanza di attenzione, anoressia e bulimia, sono queste le problematiche scolastiche più importanti che richiederebbero un’assistenza psicologica continua. Nelle scuole italiane, però, il numero di psicologi disponibili per questi livelli di assistenza scarseggia e la mancanza di una legge sull’inserimento della professione negli istituti complica la situazione. Questo ha fatto sì che negli ultimi tre anni solo due scuole su tre abbiano ospitato l’intervento di uno psicologo e il tempo complessivo dedicato all’assistenza durante tutto l’anno scolastico è stato inferiore ai tre mesi. È quanto emerge da un rapporto promosso dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop) in associazione con gli Istituti regionali per la ricerca educativa, presentato a Roma il 16 settembre scorso.

Nell’indagine sono stati coinvolti 1.511 psicologi (di cui il 71 per cento donne) e 1.921 scuole di ogni grado, distribuite su tutto il territorio nazionale. Tra tutti gli istituti considerati, la scuola media è stata quella con il maggior numero di tempo dedicato al sostegno psicologico, seguita dalla scuola secondaria. Generalmente, la gran parte degli istituti ospita uno o al massimo due psicologi. Gli interventi effettuati coinvolgono per lo più gli alunni e in misura minore genitori e insegnanti.

Altro aspetto preso in considerazione dalla ricerca del Cnop è la forma contrattuale e le modalità di accesso al lavoro nelle scuole. Dai dati raccolti emerge che i contratti a partita Iva e le prestazioni occasionali sono le forme più diffuse. Solo il due per cento degli psicologi ha un contratto di assunzione a tempo determinato. Inoltre, la gran parte dei professionisti (il 93,1 per cento) viene arruolata a seguito di progetti promossi dalle Asl, mentre quasi il 5 per cento proviene da cooperative e il 2 per cento da enti locali.

Secondo il presidente del Cnop Giuseppe Luigi Palma, il quadro che è emerso dall’analisi denota una grave arretratezza culturale nel campo del sostegno psicologico nelle scuole che non si riscontra negli altri paesi europei, dove esiste una legge che prevede l’inserimento dello psicologo nella scuola come figura stabile e di ruolo. (s.m.)

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