Asteroidi pericolosi

In un anno abbiamo una probabilità su un milione di essere colpiti da un asteroide. Un rischio piccolo, marginale, ma esistente. Per questo diventa importante da una parte catalogare quelli che potrebbero piombarci addosso, dall’altra cercare di deviarne la direzione. Un programma tutt’altro che semplice. Per fortuna “gli eventi catastrofici si verificano a distanza di qualche milioni di anni”, rassicura Alberto Cellino dell’Osservatorio astronomico di Torino, coordinatore ad Erice di uno specifico workshop promosso dalla Scuola internazionale di chimica dello spazio del centro “Ettore Majorana”.

Un asteroide, piombando a terra, forma un cratere venti volte superiore al suo diametro. E chi pensa che si corrano meno rischi nel caso in cui precipitasse in mare, stando agli studi di Walter Huenbner, geofisico del Southwest Research Institute di San Antonio negli Stati Uniti, si sbaglia: “un asteroide del diametro di un chilometro, cadendo in mare, causerebbe un maremoto con onde alte centinaia di metri”. Esplodono impattando con l’atmosfera, invece, i meteoriti, frammenti di asteroidi che hanno un diametro inferiore ai 200 metri (e che se piovessero sulla Terra senza esplodere, provocherebbero un cratere di circa quattro chilometri): di questi oggetti, relativamente piccoli, ‘’ne piovono mediamente uno ogni mese”, spiega Huenbner. La loro potenzialità equivale alla metà dell’energia sprigionata dalla bomba atomica sganciata su Hiroshima. Ma per fortuna vaporizzano non appena passano nell’atmosfera.

A preoccupare gli astrofisici non sono, infatti, tanto gli asteroidi giganti, bensì quelli di dimensione inferiore: “si calcola che un asteroide capace di produrre distruzioni locali possa precipitare ogni cento anni”. Quindi la proporzione cambia. E di molto. Stando alle attuali conoscenze gli oggetti cosmici in grado di provocare una catastrofe globale – che abbiano cioè un diametro di circa un chilometro – sono poco meno di un migliaio. Gli scienziati però ne conoscono solo la metà. Le osservazioni fatte da terra infatti sono limitate da problemi di natura tecnica. Per “fotografare” un asteroide che ha un’orbita interna a quella della Terra è quindi necessario ricorrere a satelliti. Raccogliendo così preziose informazioni per cercare poi eventualmente di modificarne il cammino. “Deviare la traiettoria degli asteroidi, per impedire che precipitino sulla Terra, può essere però una manovra pericolosa che, addirittura, potrebbe amplificare l’effetto dei danni”, sostiene Huenbner. Gli fa eco anche Cellino: “il rimedio può essere anche peggiore del male”.

Cosa succederebbe infatti se si sbagliasse strategia? Le risposte date dagli scienziati sono poco confortanti: l’impiego di una bomba a neutroni contro una cometa (suggerita più volte in passato da numerosi ricercatori) potrebbe, per esempio, provocare piogge acide in quanto i neutroni verrebbero rallentati dall’acqua e assorbiti dai silicati. Ma i rischi vanno ben oltre: “Buona parte degli oggetti cosmici” spiega Huenbner, “sono costituiti da aggregati e il loro bombardamento potrebbe, spappolandoli, allargare il raggio di azione”. Ci pioverebbero addosso decine e decine di migliaia di frammenti con conseguenze imprevedibili. L’orientamento è quindi quello di agire con azioni soft, senza ricorrere ai missili. “Oggi”, aggiunge Cellino, “se dovessimo scoprire un oggetto cosmico capace di distruzione globale in un’orbita pericolosa, non saremmo in grado di difenderci. Per questa ragione è quanto mai necessario e opportuno incrementare gli sforzi economici verso questo specifico campo della ricerca scientifica”. La pista più battuta al momento sembra essere quella dolce. “Stiamo studiando come poter cambiare le proprietà riflettenti della superficie di un asteroide: quest’azione, infatti, dovrebbe, in alcuni casi, essere sufficiente a deviare la traiettoria”, conclude Cellino.

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