Categorie: SocietàVita

Atleti geneticamente selezionati

“Un programma per la selezione sportiva a livello genetico molecolare”. Così è stato presentato lo scorso mese da Rustam Muhamedov, direttore del laboratorio di genetica dell’Uzbekistan Institute of Bioorganic Chemistry, il progetto (che dovrebbe entrare nel vivo il prossimo anno) di test molecolari sui bambini per testarne il loro potenziale atletico. Come racconta The Atlantic tutto ha avuto inizio un paio di anni fa, con lo studio, sotto il profilo genetico, di alcuni atleti dell’Uzbekistan, che nelle intenzioni del ricercatore e dei colleghi avrebbe dovuto portare poi all’individuazione di uno specifico set di geni per identificare i (potenziali) campioni del futuro.

L’idea, spiega il ricercatore, è quella di testare un campione di sangue dei bambini per la presenza o meno di determinanti varianti genetiche associate a successi atletici, e quindi di suggerire ai loro genitori, in base ai risultati, quale sport sarebbe più adatto per i figli. In quale disciplina ovvero potrebbero dare il meglio. E non si tratta di un’idea buttata là: a collaborare al programma, supervisionato dalla Uzbekistan Academy of Sciences, saranno infatti diverse federazioni sportive del paese e lo stesso comitato olimpico nazionale. Ma si tratta pur sempre di un progetto che, sebbene non vietato dal comitato olimpico internazionale, potrebbe dar adito a diverse polemiche sul piano etico, morale e sportivo. Per esempio, la selezione genetica potrebbe esser vista come il primo passo verso la progettazione di figure sportive ad hoc per battere la concorrenza.

La questione inoltre è anche sulla reale efficacia della selezione genetica dei futuri atleti. Sebbene infatti il fattore genetico possa contribuire al successo nelle discipline sportive e allo sviluppo fisico di una persona, si sa ancora troppo poco sulla funzione dei vari geni per poter effettuare delle previsioni accurate. Inoltre qui, come spiega il giornalista sportivo David Epstein, si sta cercando di studiare la fisiologia di una persona, e per farlo l’attenzione dovrebbe puntare appunto a questa, più che ai geni. Ovvero, per esempio, volendo testare la velocità di una persona sarebbe ancora più facile misurare le sue performance su un cronometro che affidarsi al potere predittivo, limitato, di una variante genetica piuttosto che un’altra.

Via: Wired.it

Credits immagine: jbarcena/Flickr

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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