Categorie: Società

Attacco al cancro

Ogni anno un milione e trecentomila europei ricevono una diagnosi che fa ancora molta paura: quella di cancro. Nonostante i progressi terapeutici e diagnostici degli ultimi anni, il male, a tutt’oggi, è causa di un quarto delle morti in Europa e diventa la prima causa di morte nella fascia intermedia della popolazione, fra i 30 e i 65 anni.

Molte di queste vite, per&ograve, potrebbero essere salvate, come afferma il Codice europeo contro il cancro, stilato qualche anno fa dalla Commissione Europea con l’obiettivo di divulgare la cultura della diagnosi precoce e della prevenzione primaria (come per esempio smettere di fumare, mangiare frutta e verdure fresche, non esporsi eccessivamente al sole). E’ quanto verrà ribadito nei prossimi giorni in occasione della “Settimana europea contro il cancro”, che si svolgerà dal 6 al 12 ottobre.La campagna, alla sua ottava edizione, è dedicata quest’anno ai tumori femminili: con lo slogan “Parliamone prima che sia tardi”, la Comunità europea invita le donne a effettuare esami di diagnosi precoce per il cancro del seno e del collo dell’utero.

Secondo molti oncologi, oggi il cancro non è più una condanna a morte, tuttavia oltre 250 mila donne europee si ammalano ancora di tumore del seno, mentre 29 mila sono i nuovi casi di neoplasie del collo dell’utero. Eppure, sottolineano gli oncologi europei, il 95 per cento dei tumori del seno scoperti in fase iniziale (di dimensioni inferiori a 1 centimetro) può guarire definitivamente. E, comunque, la mortalità si riduce del 30 per cento praticando regolarmente la mammografia. Il cancro del collo dell’utero, invece, ottiene ormai il 100 per cento di guaribilità se diagnosticato in fase iniziale con il pap-test e il numero delle vittime potrebbe scendere addirittura del 90 per cento se l’esame venisse effettuato regolarmente ogni tre anni.

Ma le donne europee sono informate e, soprattutto, ci credono nella prevenzione? Un sondaggio su “Gli europei e il cancro”, realizzato nel giugno scorso, rivela che il 67,4 per cento delle italiane, il 63,4 per cento delle svedesi e il 57,5 per cento delle finlandesi ha “abbastanza fiducia negli esami di prevenzione”, contro il 16,7 per cento delle protoghesi, il15 per cento delle tedesche e il 14,4 per cento delle austriache che manifestano “poca fiducia”. Nel Lussemburgo, oltre il 30 per cento delle donne ritiene di doversi sottoporre a una mammografia entro i prossimi dodici mesi contro l’8,7 per cento delle greche. In Portogallo, solo il 16 per cento delle donne pensa di effettuare un pap-test contro quasi la metà delle lussemburghesi e delle francesi. E, per concludere, l’esame ginecologico è un appuntamento prossimo per oltre il 50 per cento delle tedesche contro il13 per cento delle irlandesi. Insomma, la cultura della prevenzione sembra ancora relegata alle fasce socialmente più elevate e più colte della popolazione. Un altro muro che gli europei vogliono abbattere.

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