Autismo, perché servirebbe un test dell’olfatto?

bambini con autismo sentirebbero gli odori in maniera diversa. Così diversa che, forse, un test dell’odore potrebbe essere utile a indicare la presenza del disturbo neurologico già in bambini piccolissimi. Si tratta però, ancora, solo di una possibilità, precisano gli autori dello studio pubblicato su Current Biology, aggiungendo che il test non è ancora pronto e che ulteriori studi serviranno a confermare quanto osservato.

L’idea di un’alterazione nella percezione degli odori nell’autismo non è così improbabile dal momento che l’odore ha un ruolo importante nelle relazioni sociali e chi soffre di autismo ha difficoltà nelle interazioni con gli altri e nella comunicazione, verbale e non. Inoltre, l’ipotesi che l’odore potesse essere un indicatore dei disturbi dello spettro autistico (Dsa) nasce da alcune osservazioni e studi precedenti che suggerivano un’alterazione, a livello cerebrale, del modo in cui le persone con autismo coordinano e processano azioni e informazioni sensoriali, compreso l’olfatto appunto.

Il team di Noam Sobel del Weizmann Institute of Science di Israele ha voluto indagare meglio le alterazioni olfattive nei bambini con Dsa, per capire se e quanto fossero presenti e se fosse possibile usarle come strumento di supporto diagnostico. Per scoprirlo i ricercatori hanno arruolato un gruppo di 36 bambini (età media 7 anni), metà con Dsa e metà senza, e hanno analizzato le loro risposte a diversi odori. Gli scienziati hanno così utilizzato un dispositivo a due tubicini: uno inalava nel naso degli odori (piacevoli o sgradevoli) l’altro analizzava cambiamenti nel pattern di respirazione. L’idea di base, infatti, è che se sentiamo un odore piacevole, quale quello emanato da una rosa, respireremo più a lungo per assaporarlo tutto, mentre in presenza di una puzza (quale può essere per esempio quella presente in un bagno pubblico) cercheremo di odorare il meno possibile.

I ricercatori hanno scoperto che mentre nei bambini senza Dsa l’aggiustamento ai diversi odori, cambiando pattern di respirazione, avveniva velocemente, nei bimbi con Dsa non si osservavano cambiamenti in risposta ai diversi odori (una tendenza ancor più spiccata all’aumentare della severità dei sintomi di autismo). In altre parole i bambini con autismo odoravano allo stesso modo fragranze più o meno piacevoli. Queste differenze, continuano i ricercatori, erano così evidenti che, istruendo un computer ad elaborare le risposte al test olfattivo, era possibile identificare i bambini con Dsa con un’accuratezza dell’81%.

“Siamo capaci di identificare l’autismo e il suo grado di gravità con un’accuratezza significativa in meno di 10 minuti con un test completamente non-verbale e che non necessita di compiti da fare”, conclude Sobel. “Tutto questo dà la speranza che simili risultati potrebbero costituire la base per lo sviluppo di uno strumento diagnostico che possa essere applicato molto presto, già nei bambini di pochi mesi di età. Una diagnosi precoce permetterebbe così un intervento più efficace”.

Via: Wired.it

Credits immagine: talkingplant/Flickr CC

 

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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