Settimana dell’autismo, la ricerca passa anche dai neuroni a specchio

autismo
(Foto via Pixabay)

Blu come il cielo, come la profondità del mare, che richiama alla calma e all’introspezione. È il colore di cui si tingeranno i principali monumenti delle città di tutto il mondo nella decima giornata mondiale sulla consapevolezza dell’autismo, che si celebrerà il prossimo 2 aprile. Attorno a questa data, dal 27 marzo al 3 aprile, la “settimana blu” per l’autismo sarà dedicata a iniziative di sensibilizzazione e alla campagna di raccolta fondi “sfidAutismo”, per sostenere la ricerca. Dal ricavato dipenderà il numero dei progetti da finanziare tra i primi 20 dei 153 selezionati dai comitati scientifici e dal Consiglio di amministrazione di Fia (Fondazione Italiana per l’Autismo onlus).

Tra le iniziative in programma per celebrare la settimana, spicca l “ab-bracciata collettiva”: nei giorni 1 e 2 aprile, nelle piscine di otto città (da Siracusa a Milano) avrà luogo una maratona natatoria di 30 ore, dalle 7.30 alle 13.30 del giorno dopo, in cui ogni partecipante potrà contribuire nuotando, galleggiando o stando in corsia per un minimo di 15 minuti insieme ai ragazzi che svolgono durante l’anno la Terapia Multisistemica in Acqua (TMA metodo Caputo-Ippolito). I metri percorsi in vasca rappresenteranno simbolicamente il tentativo di avvicinarsi alle problematiche delle famiglie dei bambini con disturbo dello spettro autistico. Un modo per “ab-bracciare” le loro cause finalizzate al riconoscimento dei diritti dei loro bambini speciali, spesso negati. Un segno di vicinanza e di condivisione attraverso lo sport. Una vera e propria mobilitazione civile, un richiamo alla consapevolezza, alla conoscenza di un disturbo di cui si sa ancora poco.

L’autismo è un complesso disturbo neurobiologico che comporta una scarsa capacità di interazione con le persone e l’ambiente circostante. Il nome stesso, dal greco “autòs”, sé, evidenzia proprio l’aspetto predominante di chi ne è affetto: l’isolamento sociale. L’autistico trascorre la maggior parte del tempo da solo, sviluppa lentamente o non sviluppa affatto capacità di linguaggio, ha scarsa capacità di attenzione e la sua comunicazione è prevalentemente gestuale. Per la varietà di forme e gravità in cui si manifesta si parla più opportunamente di sindrome dello spettro autistico.

Tra i vari filoni di ricerca attivi sul tema, anche quello del possibile legame tra l’autismo e i neuroni specchio, la cui scoperta si deve all’équipe dell’Università di Parma guidata dal neurofisiologo Giacomo Rizzolatti (vincitore del Brain Prize nel 2014). Il “sistema mirror” è quel meccanismo che consente di comprendere e condividere le emozioni altrui, il motivo per cui proviamo compassione o ci emozioniamo davanti a una foto, un film, una musica. Ma è anche l’anello della catena che si spezza in un bambino colpito da autismo: per lui il comportamento dell’altro diventa un continuo enigma da risolvere. Il neuroscienziato Vilayanur Ramachandran parla di “broken mirrors”, specchi infranti, riferendosi alle difficoltà dei bimbi con autismo.

Tuttavia i malfunzionanti neuroni specchio, secondo Rizzolatti, non sono la causa primaria della malattia. Piuttosto, un deficit motorio potrebbe essere alla base di un ritardo nel loro sviluppo. C’è insomma ancora molto su cui indagare. Ciò che evidenzia Rizzolatti è l’importanza della diagnosi precoce. “C’è un periodo critico, nella fase iniziale di vita del bambino, entro il quale è importante agire. Opportuni interventi riabilitativi potrebbero migliorare il decorso della malattia” ci racconta il neuroscienziato, incontrato all’Università Mediterranea di Reggio Calabria durante la presentazione dell’ultimo libro “In te mi specchio” scritto con il saggista Antonio Gnoli (Rizzoli Editorore). “Si tratterebbe in sostanza di un meccanismo solo inceppato, non rotto per sempre”, conclude Rizzolatti, “E rieducare i neuroni specchio a dialogare con i neuroni del sistema motorio è possibile”.

Articolo prodotto in collaborazione con il Master SGP della  Sapienza Università di Roma

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