Cure impossibili per le vittime del conflitto. Succede nei territori dell’Autonomia Palestinese, dove il sistema sanitario e le condizioni igieniche stanno peggiorando sempre di più. Lo ha messo in evidenza Giuseppe Masala, il coordinatore del programma locale di assistenza tecnica della World Health Organization (Who). Finora circa 300 persone hanno perso la vita – molti i bambini e gli adolescenti – e più di 10 mila risultano ferite. Le attività militari in corso, la chiusura dei confini e delle strade all’interno delle aree dell’Autonomia stanno mettendo in ginocchio il sistema dei trasporti. Il personale medico non può raggiungere il posto di lavoro e i pazienti non possono usufruire delle attrezzature di cui hanno bisogno. Quarantuno ambulanze della Palestinian Red Crescent Society riportano danni, e trentadue della Magen David Adom sono state messe fuori uso. Gli ospedali e le attrezzature mediche, isolate tra di loro, sono state travolte dall’enorme numero di pazienti bisognosi di cure. Come se non bastasse, i guasti ai servizi pubblici, come acqua ed elettricità, fanno aumentare sensibilmente il pericolo di malattie e di malnutrizione. (r.p.)
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