Riprende la caccia ai cetacei nei mari islandesi. Lo ha annunciato il governo di Reykjavík dichiarando la fine della tregua che aveva concesso tre anni fa e autorizzando la caccia commerciale di un massimo di 30 balenottere minori e 9 comuni. Secondo il fronte ambientalista, questa improvvisa ripresa è una minaccia per la sopravvivenza delle due specie, soprattutto la balenottera comune, che rischierebbe la completa estinzione.
Come denuncia Greenpeace, il ritorno alla caccia dei cetacei sembra un anacronismo, visto lo scarso mercato della carne delle balene. Si stima che la gran parte delle nuove generazioni di islandesi non l’abbia mai assaggiata. Senza contare, incalzano gli ambientalisti, che allo stesso governo, le balene convengono più da vive che da morte, visto il forte incremento di una nuova attività di turismo ambientale, il whale watching, cioè la possibilità di osservare le balene nel loro habitat naturale senza minacciarne l’integrità. I difensori della caccia si appellano invece alla mancanza di dati scientificamente attendibili sui rischi di estinzione, oltre che alla necessità di salvaguardare una tradizione nata per sopperire al fabbisogno proteico della popolazione.
La fine della moratoria sembra valere ormai a livello mondiale, come ha sancito qualche mese fa la Commissione baleniera internazionale, consentendo così ai paesi più coinvolti nella caccia ai cetacei, primo fra tutti il Giappone, di riprendere la loro tradizione. (m.cap.)
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