Rino Rappuoli e Lisa Vozza
I vaccini dell’era globale
Zanichelli 2009, pp. 200, euro 10,20
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La prima pandemia influenzale dell’era di Internet, l’influenza A/H1N1, avrebbe causato a detta di molti un numero modesto di fatalità. I bilanci vanno fatti con ponderazione, a cose concluse, ma almeno una vittima sembra accertata: è la figura dell’esperto/ta, una persona con la competenza e l’autorevolezza necessarie per dare risposte a questioni complicate. Le regole del social networking e dei talk show, la ricerca impaziente di risposte rapide e l’eccessivo ricorso alla memoria a breve termine, hanno estromesso la competenza degli esperti dalla discussione pubblica sui rischi della pandemia. Da questo punto di vista il bilancio non è prematuro, ed è certamente negativo.
“I vaccini dell’era globale” è scritto da un esperto della materia – Rino Rappuoli – e da una divulgatrice scientifica – Lisa Vozza. Ha per oggetto questioni che cadono per la maggior parte nel dominio della scienza, poggia su una profonda conoscenza della materia, e tratta l’argomento con un linguaggio accessibile. Non vuole trasformare i suoi lettori in esperti e non incoraggia le pratiche fai-da-te. Offre un’esauriente panoramica dei principi della vaccinazione, dei progressi e delle frontiere della lotta contro le malattie infettive, introduce un po’ di storia e fornisce fonti per ulteriori approfondimenti. E non dimentica le questioni economiche e i problemi di equilibrio globale.
Lo sviluppo dei vaccini appare oggi, in gran parte, vittima dei suoi stessi successi. L’assenza di serie minacce causate da malattie infettive, almeno nei paesi ricchi, viene data spesso per scontata, dimenticando che questo risultato è stato reso possibile anche dalle campagne di vaccinazione, e che questo impegno deve essere rinnovato a ogni nuova generazione. Ancor prima della pandemia influenzale del 2009 l’opposizione alla vaccinazione ha assunto forme organizzate, probabilmente maggioritarie nell’ambito dei social network. Difficilmente questo libro riuscirà a convincere i molti esperti fai-da-te che popolano questi siti, ma è augurabile che invogli lettori non prevenuti ad approfondire i casi di frode scientifica, di violazione delle norme etiche, nonché i possibili conflitti di interesse che fanno da sfondo alle “teorie” che legano vaccini e autismo.
Questo non vuol dire che i problemi siano solo di natura ideologica. La pandemia influenzale, per esempio, ha evidenziato lo stato antiquato di tecniche di produzione basate sull’uso delle uova per la replicazione del materiale virale. Così in molti paesi i vaccini sono arrivati troppo tardi per influire significativamente sull’epidemia. Il problema allora è fare e finanziare la ricerca, e si potrebbe cogliere un’opportunità importante riconoscendo che i paesi ricchi non sono isole, e non possono sperare di tenere per sempre lontani agenti infettivi che evolvono in angoli remoti del pianeta. Non siamo più in un ambito strettamente scientifico, ma anche su questi temi gli autori offrono argomentazioni ponderate, eticamente condivisibili e che meritano attenzione.
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