Beautiful Minds

La creatività intellettuale è in esposizione a Firenze, nella mostra “Beautiful Minds”, allestita a Palazzo Strozzi dall’Istituto e Museo di Storia della Scienza. La rassegna è la versione italiana della celebrazione per un secolo di premi Nobel realizzata a Stoccolma nel 2001. Nelle oltre venti sale, ospitate a Palazzo Strozzi, vengono ricostruiti i tanti percorsi che si incrociano nella storia dei riconoscimenti, istituiti grazie al lascito dell’inventore Alfred Nobel. Non ci sono solo i racconti dei tanti personaggi che hanno ricevuto il premio, ma vi è anche il tentativo, decisamente riuscito, di portare alla luce ciò che sta dietro le quinte: da un lato la creatività del singolo scienziato, dall’altro i complessi meccanismi che portano all’assegnazione del premio. A quest’ultimo aspetto è dedicata la prima parte della mostra, che mette anche in scena una rappresentazione in piccolo della cena annuale in cui vengono attribuiti i Nobel. Maggior spazio è ovviamente dedicato agli aspetti più “culturali”: l’intuizione individuale, l’ambiente intellettuale da cui proviene il premiato, le fasi storiche che il premio ha attraversato.La gran parte dell’esposizione riguarda le scienze, per le quali è d’altra parte più semplice mettere in mostra singoli oggetti o concetti. Tuttavia, pace e letteratura si guadagnano spazio in molti dei filmati trasmessi lungo il percorso, grazie alla maggiore capacità evocativa ed emotiva di questi temi. Proprio il massiccio uso di audiovisivi, circa 40, è uno degli aspetti più interessanti di “Beautiful Minds”. Sono infatti presenti anche numerosi inediti, tra i quali va segnalato quello dedicato all’intuizione: decine di interviste, selezionate tra le centinaia effettuate dal comitato dei Nobel ogni anno ai premiati. Affiancando a questo filmato i cortometraggi che riguardano i luoghi della creatività (tra gli altri, Cambridge, Cold Spring Harbor, Parigi negli anni Venti), si ha un ritratto a tutto tondo di ciò che porta l’individuo dotato a esprimere costruttivamente e liberamente le proprie virtù.Interessante sono anche le diverse stanze che raccontano l’uomo cui si deve tutto ciò: Alfred Nobel, inventore prolifico e dai molti talenti, cosmopolita che si autodescriveva come “un inutile strumento di rimuginazione, solo al mondo e con pensieri più pesanti di quello che si possa immaginare” con gli unici pregi di tenere le unghie pulite e non essere di peso a nessuno. La sua fortuna proveniva soprattutto dall’invenzione della dinamite, ma nella sua vita registrò oltre 300 brevetti, dalle fibre sintetiche alle biciclette. Nel testamento, redatto a San Remo (trascorse gli ultimi anni in Italia perché la Francia non gli consentiva di sfruttare appieno il valore commerciale dei suoi brevetti), istituì i premi. Solo quello per l’economia è stato aggiunto nel 1969. La sua peculiare personalità emerge soprattutto nel Nobel per la pace, l’unico non assegnato da un’istituzione svedese ma dal parlamento norvegese: un omaggio allo spirito democratico della nuova nazione che fino al 1905 era stata unita alla corona svedese.Nel trasferimento da Stoccolma a Firenze, la mostra ha guadagnato una sala dedicata ai 19 premi Nobel italiani: da Giosuè Carducci e Camillo Golgi insigniti nel 1906 a Riccardo Giacconi (2002), passando per il misconosciuto Ernesto Teodoro Moneta, unico Nobel per la pace italiano. Una sala dal forte potere evocativo, nella quale ognuno dei premiati è ricordato con una breve scheda biografica e alcuni oggetti personali. Tuttavia, sarebbe stato il caso di evidenziare che gran parte delle ricerche scientifiche che hanno condotto al Nobel sono italiane solo di passaporto (e spesso non hanno neanche quello): Renato Dulbecco, Rita Levi Montalcini, Daniel Bovet, Riccardo Giacconi, Emilio Segré, Salvador E. Luria, ecc. Mettere in luce questo aspetto avrebbe potuto forse far suonare qualche campanello a chi mantiene la spesa per ricerca e sviluppo intorno all’1 per cento del Pil, con tendenza negativa!L’allestimento della mostra è assolutamente suggestivo, ed è accompagnato da due cataloghi, la traduzione del catalogo originale svedese e quello espressamente italiano: due pubblicazioni curate e corredate da molto materiale non contenuto nella mostra, tra i quali spiccano i saggi su due degli ambienti più creativi della ricerca italiana: il celebre gruppo di via Panisperna, e il misconosciuto laboratorio dell’istologo Giuseppe Levi a Torino, dal quale passarono Dulbecco, Luria e la Montalcini. Un’altra iniziativa curiosa e degna di nota è la possibilità di votare il Nobel alla memoria (http://brunelleschi.imss.fi.it/nobel/imemoria.html), che spingerà il premio indietro nel tempo fino alla Grecia di Omero.

Beautiful Minds
16 settembre 2004 – 2 gennaio 2005
Firenze, Palazzo Strozzi Tutti i giorni 9.00-19.00Biglietto: intero 8,00 euro
http://brunelleschi.imss.fi.it/nobel/indice.html

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