Salute

Stringiamoci: arriva la Giornata mondiale dell’abbraccio

Non lo abbiamo fatto a lungo negli ultimi anni, e anche la Giornata mondiale dell’abbraccio, che ricorre ogni anno il 21 gennaio, è stata sotto certi aspetti congelata. Ma anche nei momenti più critici della pandemia, che non possiamo ancora dire alle spalle, che mancasse abbracciarsi era chiaro a tutti. L’immagine degli abbracci tra parenti separati da tende trasparenti hanno fatto il giro del mondo, e si sono mescolate talvolta a consigli su come abbracciarsi in sicurezza. Perché l’abbraccio fa bene.

A ricordarlo oggi, alla vigilia della giornata mondiale, è la Società Italiana di Pediatria (Sip), mettendo insieme una lista dei benefici degli abbracci, basata sulla letteratura scientifica. “In questa fase di allentamento delle misure di distanziamento sociale correlate alla pandemia ci è sembrato importante ricordare i benefici dell’abbraccio, dedicando questa giornata a tutte le mamme e i papà e i loro bambini”, ha spiegato la Presidente della Società Italiana di Pediatria, Annamaria Staiano. Ecco cosa ne è emerso.

I benefici dell’abbraccio

Gli abbracci migliorano l’umore, apportando una sensazione di benessere e felicità correlata al rilascio di serotonina. Attenuano l’ansia, grazie alla produzione di ossitocina. Aumentano l’autostima, e, secondo alcuni studi sembrerebbero ridurre persino la suscettibilità alle infezioni delle alte vie aree, intervenendo su quei fattori di stress che influenzano la risposta immunitaria. E ancora: riducono lo stress, promuovono l’attaccamento e persino la tolleranza al dolore, ricordano i promotori dell’iniziativa globale.

Alcuni tipo di abbraccio poi sono persino entrati nella pratica clinica, riconoscendone il loro potenziale terapeutico. Basti pensare alla Kangaroo mother-care, meglio nota dalle nostri parti come marsupioterapia. “Partendo dai primi mesi di vita, numerosissimi studi hanno indagato in tutto il mondo in anni recenti il vantaggio del contatto pelle a pelle e dell’abbraccio fra madre e figlio nel delicato ambito ospedaliero, la cosiddetta Kangaroo mother care – ricorda in proposito Sara Sollai, Consigliere Nazionale SIP – Questo approccio, analizzato per la prima volta a partire dalla metà degli anni ’70, ha cambiato significativamente la gestione e la cura dei neonati sani e a rischio (ricoverati terapia intensiva neonatale, prematuri o con basso peso alla nascita), dimostrando riduzione di mortalità e morbilità nei piccoli, effetti significativi sulla stabilizzazione clinica, riduzione dello stress e del dolore durante gli esami o le procedure mediche ed infermieristiche sul neonato. Il contatto fisico favorisce inoltre il passaggio precoce e una maggiore durata dell’allattamento al seno. A tutto questo si affianca un incremento dell’attaccamento madre-figlio e la riduzione dello stress materno, cosa che suggerisce che la Kangaroo mother care sembra rappresentare uno degli interventi di cura più efficace”. 

Anche quando si tratta di visite o procedure mediche un abbraccio aiuta a ridurre il dolore dei neonati e lattanti, come conferma uno studio condotto in Iran su 120 bimbi fra 2 e 6 mesi di vita sottoposti a prelievo ematico. Secondo la ricerca in coloro che venivano abbracciati dalla madre vi era una riduzione del dolore complessivo correlato alla procedura, analizzando i parametri vitali, il pianto e la durata del disagio. Ma i benefici del contatto fisico si estendono anche oltre, continua Sollai: “Un ritardo nello sviluppo si osserva spesso nei bambini che ricevono una stimolazione sensoriale inadeguata. Ad esempio, studi condotti in bambini orfani istituzionalizzati hanno mostrato una compromissione della crescita e dello sviluppo cognitivo, un’elevata incidenza di infezioni gravi e disturbi dell’attaccamento. Numerosi studi sottolineano l’importanza del tatto e dell’abbraccio nello sviluppo psicofisico del bambino”. 

Credits immagine: Helena Lopes su Unsplash

Redazione Galileo

Gli interventi a cura della Redazione di Galileo.

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