E’ l’esplosione più imponente mai osservata da occhio umano, tanto che qualcuno non ha esitato a ribattezzarla il “secondo Big bang dell’Universo”. A causarla è stata probabilmente la disintegrazione di un “buco nero” in formazione. Lo straordinario evento, che ha provocato una luminosità pari a un miliardo di stelle, è stato avvistato dal satellite italiano “Beppo Sax” il 14 dicembre del ‘97 nella costellazione dell’Orsa Maggiore. Astronomi americani del California Institute of Technology ne hanno dato notizia con un articolo pubblicato questa settimana su Nature, rivendicando in questo modo la paternità della scoperta. Ma Remo Ruffini, ordinario di fisica teorica all’Università di Roma “La Sapienza”, non è d’accordo. E reclama la primogenitura dell’osservazione, che definisce “la più importante dell’astrofisica negli ultimi cinquant’anni”. La scoperta – prosegue Ruffini – è due volte italiana: primo, perché è stata ricostruita grazie alle osservazioni di un nostro satellite; secondo, perché l’interpretazione teorica del fenomeno come effetto di un buco nero in formazione era stata ipotizzata da me e da Riccardo Ciacconi nel 1974. E dopo le verifiche con gli ultimi dati di Beppo-Sax, l’abbiamo presentata il mese scorso al convegno di astrofisica di Kyoto”.(red)
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