Mary Jo Nye
Blackett. Physics, War, and Politics in the Twentieth Century
Harvard University Press, 2004
pp.288, euro 37,63
Considerato uno dei più importanti scienziati della storia contemporanea, Patrick Blackett nacque a Londra nel 1897 e morì nel 1974. Il volume ne ripercorre per intero la carriera scientifica, politica e militare. La carriera militare finisce dove inizia la scienza: alla fine della Prima Guerra Mondiale, Blackett abbandona la marina per iscriversi all’Università di Cambridge, dove diventa ricercatore al laboratorio Cavendish. Abile nella costruzione di strumenti di laboratorio, si specializza nello studio dei raggi cosmici e nel 1933, insieme all’italiano Giuseppe Occhialini, offre contributi importanti allo sviluppo della fisica nucleare, che gli garantiranno nel 1948 il premio Nobel per la fisica, e numerose cariche di prestigio nell’accademia inglese. La Storia prende però il sopravvento sulla scienza. Sin dal 1935 Blackett è coinvolto nella pianificazione della difesa delle forze britanniche, seguendo da vicino gli studi sul radar e sulla bomba atomica. In questo sviluppa le sue ricerche di maggior interesse: gli studi di ricerca operativa, che consiste nell’individuare strategie d’attacco e di difesa sulla base di dati statistico-matematici, e che sarà fondamentale nella difesa dei convogli navali dagli assalti dei sommergibili tedeschi. Proprio questi studi condurranno Blackett a opporsi alla scelta di bombardare a tappeto le città tedesche, una scelta secondo lui strategicamente inutile e eticamente ingiusta, così come a criticare il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki. Nel dopoguerra Blackett continua a occuparsi di pianificazione scientifica e militare con alterne fortune, auspicando un maggiore impegno economico nei confronti dei paesi in via di sviluppo e esponendosi in prima persona contro la guerra fredda. Proprio con Blackett nasce la tesi che l’atomica non fosse tanto l’ultimo atto del conflitto, visto che colpiva una nazione già sconfitta, ma piuttosto il primo atto della guerra fredda: gli Stati Uniti “mostravano i muscoli” al futuro nemico, l’Unione Sovietica. Opinioni che certo non valsero a Blackett l’amicizia dei politici britannici e americani, preoccupati dal ruolo che avrebbe potuto giocare nel dibattito politico. Mary Jo Nye discute proprio gli episodi che portarono Blackett fuori dai corridoi del potere, escluso dalle scelte politiche del Regno Unito. Tuttavia l’autrice non approfondisce l’argomento adeguatamente. Nel dopoguerra Blackett viene ripetutamente attaccato per la sua contrarietà a dotare la Gran Bretagna di armi nucleari. La Nye però non si sofferma abbastanza su chi invece ne condivideva le posizioni sia all’interno della comunità scientifica sia di quella politica. Inoltre, uno studio dei documenti presenti negli archivi nazionali di vari paesi (primo fra tutti quello del Regno Unito) avrebbe forse contribuito a rivelare aspetti meno conosciuti del modo e delle ragioni per cui Blackett fu estromesso dai luoghi decisionali.Il volume quindi eccelle nello studio dello scienziato Blackett, ma non convince pienamente nell’esame del suo impegno civile. L’autrice sembra asserire che le alterne vicende politiche del ricercatore furono frutto della tensione esistente tra l’obiettività e la neutralità richieste allo scienziato e il suo impegno civile. Appare però superficiale attribuire a questa tensione i frequenti attacchi che furono rivolti al fisico inglese. Semmai sembra vero che l’impegno civile di Blackett fosse coerente con la sua metodologia scientifica: analizzava lucidamente le strategie possibili senza farsi influenzare da costruzioni ideologiche a priori. Proprio questa obiettività sembra aver scatenato i frequenti attacchi di cui egli fu oggetto. Non sottolineando abbastanza questo elemento, la biografia suggerisce che l’impegno civile del Blackett politico fosse una zavorra per il Blackett scienziato. E ciò fa pensare, visto che proprio nel momento in cui le scelte dei governanti della Terra (bombardamenti inclusi) necessiterebbero di una critica ragionata, di persone come Blackett non sembrano essercene molte.