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A caccia di esopianeti con l’eclissi artificiale, l’idea di un italiano a Stanford

Un progetto ambiziosissimo. Tanto da sembrare quasi opera di uno scrittore di fantascienza. Ma che invece porta la firma di uno scienziato italiano, Simone D’Amico, docente di aeronautica e astronautica alla Stanford University e direttore dello Space Rendezvous Lab (Slab) nello stesso ateneo. E che, se dovesse andare in porto, potrebbe aiutarci a individuare pianeti dalle caratteristiche simili a quelle della Terra – in altre parole, potenziali candidati a ospitare forme di vita. D’Amico e la sua équipe, in sostanza, stanno studiando la possibilità di inviare in orbita attorno alla Terra dei satelliti in grado di creare delle eclissi artificiali che permettano, per l’appunto, di osservare pianeti altrimenti invisibili perché ”coperti” dalla luce della propria stella madre. Una missione che, se tutto dovesse andare per il verso giusto, potrebbe essere realizzata in capo a tre-quattro anni.

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Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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