Spazio

Sta per cadere un pezzo di un razzo cinese sulla Terra

La storia si ripete. Come è già successo nel 2020 e nel 2021, un componente del razzo cinese Long March 5B, di circa 25 tonnellate di peso, che il 24 luglio scorso ha portato in orbita un modulo della stazione spaziale Tiangong, è in caduta incontrollata verso la Terra, a una velocità di circa 24.000 chilometri orari. Non si conosce ancora il momento e il luogo preciso dell’impatto, che però dovrebbe avvenire il 30 luglio, in un’area che copre anche le aree più popolate della Terra. Gran parte del detrito spaziale dovrebbe bruciare al rientro, ma, date le sue dimensioni, circa il 20-40% della sua massa potrebbe raggiungere il suolo terrestre.

Una storia già vista

Era il 24 luglio scorso quando, alle 14.22, ora di Pechino, il razzo cinese Long March 5B è stato lanciato dal Centro spaziale di Wenchang sull’isola di Hainan, la provincia più meridionale della Cina. L’obiettivo, quello di portare in orbita il modulo Wentian, che farà parte della stazione spaziale cinese di Tiangong e che conterrà un laboratorio, tre spazi per far dormire gli astronauti e una camera di equilibrio per le passeggiate spaziali. I razzi Long March 5B sono stati costruiti appositamente per inviare i moduli della stazione spaziale cinese in orbita, ed è la terza volta che essi vengono lanciati dalla Terra. 

In particolare, è anche la terza volta che un componente del razzo – il modulo centrale, quello più pesante – è destinato a cadere sulla Terra, a qualche giorno di distanza dal lancio, in maniera incontrollata. Come vi avevamo già raccontato, nel 2020 parte del razzo è precipitata nell’oceano Atlantico, al largo della costa occidentale africana, con detriti che hanno causato danni ma nessun ferito ai villaggi della Costa d’Avorio; nel 2021, invece, il modulo è caduto nell’oceano Indiano, vicino alle Maldive. 

All’epoca Bill Nelson, amministratore della Nasa, aveva rilasciato una dichiarazione in cui criticava questa prassi. “È chiaro che la Cina non riesce a soddisfare gli standard responsabili per quanto riguarda i detriti spaziali”, aveva affermato. “È fondamentale che la Cina e tutte le nazioni e le entità commerciali che compiono viaggi spaziali agiscano in modo responsabile e trasparente per garantire la sicurezza, la stabilità e la sostenibilità a lungo termine delle attività nello Spazio”.


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Cosa dicono gli esperti

La maggior parte degli altri razzi utilizzati dalle agenzie spaziali e dalle compagnie private sono progettati in modo che il modulo centrale, che contiene i motori utili per la propulsione, ritorni nell’atmosfera poco dopo il lancio con una caduta controllata in mare, in parti della Terra poco popolate oppure effettuando un atterraggio per essere riutilizzato, come è accaduto per il Falcon 9 di SpaceX. Invece il modulo di carico, che viene separato dal lanciatore, possiede un motore aggiuntivo che gli offre una spinta finale e che gli permette di lasciare l’atmosfera

Il Long March 5B, invece, non possedendo motori aggiuntivi, si spinge invece completamente al di fuori dell’atmosfera prima che i moduli si separino. A quel punto il modulo centrale viaggerà in orbita per giorni o settimane prima di rientrare nell’atmosfera terrestre, per poi atterrare in maniera incontrollata in un punto che non è facile stabilire in anticipo, perché dipende da numerose variabili. 

“Il 60-70% degli stadi centrali dei razzi lanciati nello spazio sono soggetti a rientro incontrollato, ma di solito si tratta di oggetti molto più piccoli”, spiega all’Ansa Luciano Anselmo, ricercatore dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “Alessandro Faedo” del Cnr (Isti-Cnr). “In questo caso invece si parla di circa 25 tonnellate: è l’oggetto più massiccio che può rientrare senza controllo”. Secondo gli esperti di The Aerospace Corporation, che lavorano al Center for Orbital and Reentry Debris Studies (Cords) e che si occupano di rifiuti spaziali, un rientro tali dimensioni non brucerà completamente nell’atmosfera terrestre, ma il 20-40% della sua massa (che equivale  a 5-10 tonnellate) potrà arrivare sulla Terra.

Dove, non è chiaro. Secondo il Cords, il modulo sta viaggiando e potrebbe cadere in un’area che si estende dai 41,5 gradi di latitudine nord fino a 41,5 gradi di latitudine sud e che ospita l’88% della popolazione mondiale, comprendendo a nord città come Chicago, New York City, Roma e Pechino e spingendosi a sud fino alla Nuova Zelanda e al Cile. Gli scienziati però rassicurano anche che la probabilità che qualsiasi rientro casuale avvenga in mare è elevata, poiché la Terra è coperta per circa il 75% dagli oceani, senza contare che la maggior parte della massa terrestre è disabitata o poco abitata, essendo costituita da deserti, montagne, foreste e praterie aperte. La probabilità che una parte di detriti spaziali atterri su una città o un’area densamente popolata, quindi, è generalmente molto piccola

Gli esperti rimangono quindi in osservazione, fino all’impatto finale: poi il problema si ripresenterà, quando, a ottobre, la Cina lancerà in orbita, sempre con un razzo Long March 5B, il secondo modulo di laboratorio chiamato Mengtian per completare l’assemblaggio di Tiangong. 

Credits immagine: NASA on Unsplash

Chiara Di Lucente

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