Cambiare pelle, una strategia antica

Già 500 milioni di anni fa, i piccoli artropodi che popolavano il fondo del mare cambiavano pelle per poter crescere. A testimoniarlo per la prima volta è un fossile di Marrella Splendens, scoperto mentre sostituisce l’esoscheletro, la corazza esterna che lo protegge. L’esemplare, risalente al periodo Cambriano, è stato ritrovato nel sito canadese di Burgess Shale da due ricercatori del Royal Ontario Museum, autori di un articolo apparso su Nature. Mutare lo scheletro esterno è una pratica abituale nei moderni artropodi, che includono insetti, ragni e crostacei. Questa rigida struttura infatti non si adatta ai cambiamenti dell’animale e va rimpiazzata durante le fasi di sviluppo. “Lavorando con trilobiti e altri artropodi ormai estinti, avevamo individuato alcuni elementi che si potevano interpretare come fenomeni di muta, ma non ne eravamo certi. Con questo esemplare invece abbiamo ricevuto una conferma diretta” afferma Desmond Collins che ha partecipato al ritrovamento. L’eventualità di scoprire un simile fossile è infatti molto remota, sia perché durante la muta restano esposte le parti più delicate e difficili da conservare, sia perché il fenomeno è molto rapido. (g.p.)

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