Vita

Cani, chi e dove li ha addomesticati?

Colpo di scena nella storia dai cani. Secondo uno studio pubblicato su Pnas, i primi umani ad averli addomesticati potrebbero aver vissuto non in Asia orientale, come pensato finora, ma in qualunque regione dell’Eurasia, forse in Medio Oriente. A proporre questa nuova possibilità è un gruppo di ricerca guidato da Adam Boyko, professore alla Cornell University di Ithaca (New York, Usa).

Nel 2002, un articolo pubblicato su Science avanzava l’ipotesi delle origini asiatiche del cane domestico. I ricercatori erano giunti a questa conclusione osservando la grande variabilità genetica – sinonimo di un’evoluzione antica – dei cani dei villaggi dell’Asia orientale. La ricerca, però, si concentrava solo sulle regioni asiatiche e non si preoccupava di verificare se i cani studiati fossero realmente “indigeni”, ovvero discendenti dei primi cani addomesticati, o piuttosto il risultato di incroci avvenuti in tempi recenti con razze selezionate dall’essere umano. Una differenza importante, dato che solo i cani indigeni conservano quei caratteri genetici che permettono di tracciare la storia della domesticazione.

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno analizzato il Dna di 318 cani provenienti dai villaggi di sette differenti aree geografiche dell’Egitto, Namibia e Uganda. Le analisi genetiche hanno dimostrato che la maggior parte degli animali studiati era effettivamente indigena, probabile discendente delle prime popolazioni addomesticate. In più, sorprendentemente, i ricercatori hanno scoperto nei cani africani il medesimo livello di variabilità genetica precedentemente riscontrato nei cani asiatici. Questa, quindi, non sarebbe sufficiente a provare l’origine asiatica del cane domestico.

“Sappiamo che l’Africa non può essere il luogo dove è avvenuta la domesticazione, perché lì non ci sono lupi”, afferma Boyko. Questo non vuol dire che si possano escludere le altre aree dell’Eurasia dove, tra 15mila e i 40mila anni fa, questi animali convivevano già con il genere Homo. (m.s.)

Riferimenti: Pnas doi:10.1073/pnas.0902129106

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