Cani e gatti sotto l’ombrellone

Grandi novità per cani e gatti del Belpaese: ogni comune bagnato dal mare dedicherà almeno uno stabilimento all’accoglienza degli animali domestici. È quanto annuncia il sindaco di Cagliari, Emilio Floris, delegato dell’Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) per il turismo, che ha dato ieri qualche anticipazione di un’ordinanza che l’Anci diffonderà tra una settimana. Conosceremo allora tutti i dettagli dell’epocale rivoluzione.

La notizia intanto è giunta come una ciliegina sulla torta delle varie iniziative “animal friendly” proposte durante la conferenza stampa dello scorso 23 giugno a Palazzo Chigi dal ministro del turismo Michela Brambilla: dalla creazione di un comitato ministeriale bipartisan con il compito di rendere l’Italia un paese a misura di quadrupedi, al progetto di incrementare le aree urbane dedicate ai cani, all’istituzione di un portale (turistia4zampe.org) per chi va in vacanza con i propri animali.

Sull’indole animalista della Brambilla non avevamo dubbi. Le avremmo creduto anche senza vedere spuntare la sua inconfondibile chioma rossa dietro al manto peloso di due docili cagnoni sull’home page del neonato sito ministeriale. Sarebbero bastati i chiari ma prudenti segnali di sostegno lanciati più volte dalla Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) in occasione delle sue dichiarazioni contro la caccia e le sfacciate intimidazioni delle associazioni venatorie (ultima: una campagna  pubblicitaria in cui si chiede al governo di “mandare in vacanza il ministro del turismo, federcaccia.org) per convincerci una volta per tutte che la Brambilla sta dalla parte degli animali.

Eppure gli indiscussi buoni propositi del ministro fanno per ora a pugni con ciò che ci circonda. L’ordinanza dell’Anci giungerà infatti a ombrelloni già aperti e con pochissime ciotole d’acqua accanto ai lettini. In Sardegna, tipica meta turistica, l’unica spiaggia per “fido” si trova all’isola di Caprera e anche in  Abruzzo c’è poco da scegliere, una solamente in tutta la regione, stesso dicasi per il Lazio, dove ha riaperto quest’anno dopo lunghe e faticose traversie burocratiche lo stabilimento Bau Beach (baubeach.it). In Liguria, Toscana ed Emilia Romagna va, almeno sulla carta un po’ meglio, ma le strutture continuano a contarsi sulle dita di una mano. La Sicilia è tutta off-limits. “Su 8.000 chilometri di costa sono solo 300 quelli accessibili ai cani. La nostra associazione si batte da anni per arrivare a ottenere un 10 per cento riservato a bagnanti con animali a seguito”, spiega Lorenzo Croce presidente dell’Aidaa (Associazione Italiana per la Difesa di Animali e Ambiente, aidaa.it).

La situazione diventerebbe così un po’ meno paradossale: da un lato infatti cani e gatti sono oramai diventati i benvenuti  nelle camere vista mare di molti alberghi, per poi però venire rifiutati dai gestori degli stabilimenti della stessa località di villeggiatura. In camera sì, sotto l’ombrellone no. La nuova iniziativa dell’Anci fa ben sperare per il futuro anche se a remare contro le liberalizzazioni sono proprio gli stessi comuni. Almeno così è accaduto fino a oggi: “La situazione quest’anno se vogliamo è addirittura peggiorata – dice Lorenzo Croce – “Colpa della disinvoltura con cui i comuni emettono ordinanze restrittive per l’accesso dei cani in spiaggia, in molti casi oltrepassando le loro competenze. Come quando impongono divieti di accesso ai cani anche nelle spiagge libere, provvedimenti a nostro parere illegittimi. Così come sono impugnabili anche le multe sulla battigia, dove, entro i limiti dei cinque metri, dovrebbe essere consentito il libero transito, anche con cane al guinzaglio.  Molti comuni poi introducono regolamenti in contrasto con la normativa regionale. E’ il caso del comune di Follonica in Toscana che ha emesso un’ordinanza restrittiva in dissenso con lo spirito della normativa  regionale che è tra le più tolleranti del paese. La gestione del litorale è troppo frammentata, dovrebbe essere invece di un’unica competenza”.

Ma tutto ciò serve per fare cassa a suon di multe, che sono salatissime. Bastano infatti una manciata di trasgressori per rendere la politica repressiva molto più redditizia della apertura di stabilimenti per bagnanti a quattro zampe. Sarà per questo che il modello Baubeach nel Lazio è rimasto isolato? E che né Sabaudia né Sperlonga abbiano accettato di aprire qualche stabilimento ai quadrupedi, nonostante le ripetute sollecitazioni di Patrizia Daffinà, presidente dell’associazione Baubeach che ha messo  a disposizione dei due comuni le sue competenze. Quest’anno è andata così. La prossima estate vedremo.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here