Cannabis: scarse le prove sul dolore cronico non oncologico

Non ci sarebbe alcuna evidenza scientifica che la cannabis terapeutica riesca ad alleviare i sintomi del dolore cronico non oncologico, come per esempio lombalgia, artrite e cefalea. A dirlo è un nuovo studio dell’Università del Nuovo Galles del Sud a Sidney appena pubblicato sulle pagine di Lancet Public Health, secondo cui appunto le prove cliniche a supporto della reale efficacia dei cannabinoidi (i principi attivi della cannabis) per la gestione del dolore cronico non associato a tumori maligni sono scarse e controverse. Inoltre, sottolineano i ricercatori australiani, non ci sono state finora ricerche a lungo termine e randomizzate, più estese e più robuste, per confermare che l’uso di cannabis riduca effettivamente la necessità di farmaci oppioidi, utilizzati per lo stesso scopo.

Come vi avevamo raccontato, da quando è stata legalizzata negli Stati Uniti, (in Italia, precisiamo che è stata legalizzata nel 2013) la cannabis terapeutica viene ormai considerata come un’alternativa potenzialmente più sicura e un’arma contro la crisi degli oppioidi, fenomeno che consiste nel crescente aumento dell’uso inappropriato di queste sostanze e dell’aumento di casi di overdose, con una crescita della mortalità del 320% negli ultimi 15 anni.

Nel nuovo studio, il team di ricercatori australiani ha analizzato, attraverso interviste e questionari, gli effetti dell’uso di cannabis in un campione di oltre 1.500 partecipanti australiani con dolore cronico non oncologico, a cui erano stati prescritti i farmaci oppioidi. Dai risultati, i ricercatori hanno scoperto che non c’è alcuna evidenza che la cannabis offrirebbe risultati migliori per i pazienti, rispetto agli oppiacei. “Non abbiamo osservato alcuna evidenza tra l’uso di cannabis e una minor gravità del dolore, né trovato alcun legame con la misura in cui il dolore interferiva con la vita quotidiana dei pazienti”, spiegano i ricercatori. Anzi, i partecipanti che hanno usato la cannabis hanno provato maggior dolore e ansia e nessuno di loro ha ridotto il consumo dei farmaci oppioidi.

Come precisano i ricercatori stessi, i risultati dello studio vanno però presi con molta cautela: la cannabis terapeutica in Australia è diventata legale dal 2016 e mancherebbero quindi dati accurati in grado di determinarne la reale efficacia. “A mano a mano che l’utilizzo di cannabis aumenta per scopi medicinali, è importante condurre studi clinici ben disegnati, che includano persone con comorbilità, per determinare l’efficacia della cannabis per il dolore cronico non oncologico. Il dolore cronico non cancerogeno è un problema complesso, concludono i ricercatori. “Per la maggior parte dei pazienti è improbabile che si possa parlare di un singolo trattamento efficace”.

Riferimenti: Lancet Public Health

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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