Categorie: Ambiente

Carte geologiche, solo il 40% dell’Italia è mappato

Per identificare le faglie, stimare la fattibilità delle infrastrutture, conoscere le risorse del sottosuolo: a questo servono le carte geologiche del territorio, quelle mappe che descrivono la composizione degli strati inferiori della terra e i processi geologici che hanno determinato la loro struttura. Purtroppo, quelle attualmente disponibili (l’ultima è stata presentata a Bologna il 14 giugno dal Dipartimento Difesa del Suolo e dal Servizio Geologico d’Italia) coprono soltanto il 40 per cento del territorio nazionale: per arrivare a una mappatura definitiva, secondo gli scienziati, servono ancora 200 milioni di euro. Che però non si trovano, come racconta il presidente dell’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Ricerca Ambientale (Ispra) Bernardo de Bernardinis.

Cosa è esattamente una carta geologica?

Detto molto semplicemente, la carta geologica dà informazioni su tutto ciò che si trova sotto i nostri piedi: le strutture geologiche del sottosuolo, la loro composizione in termini di rocce e minerali, la loro età e i loro contatti. L’ultima carta che abbiamo presentato costituisce la summa di tutte le nostre conoscenze in materia: è stata realizzata con tecnologie e metodologie all’avanguardia, che ci hanno permesso un grande approfondimento nel dettaglio delle informazioni, passando dalla scala di 1:100000 delle vecchie carte a quella di 1:50000 della nuova.

Come si utilizzano le informazioni fornite dalla carta geologica?

In molti modi. Anzitutto, combinate ai dati delle mappe sismiche, possono essere utili per la prevenzione dei danni provocati dai terremoti: servono a localizzare le faglie e a stimare la cosiddetta “risposta di sito”, cioè a valutare come rispondano gli strati superficiali del terreno alle onde sismiche, anche su scale spaziali molto piccole, comunali o sub-comunali (la cosiddetta microzonazione). La conoscenza dei processi geologici è fondamentale per la classificazione sismica: basti pensare, ad esempio, che la Pianura Padana, nel 2003, è stata posizionata nella III categoria di rischio proprio grazie alle informazioni delle carte geologiche. Oltre ai terremoti e ad altre calamità naturali dipendenti dal sottosuolo (alluvioni e frane), le carte sono indispensabili per valutare la fattibilità di infrastrutture come edifici, ponti e gallerie, e ultimo ma non meno importante, per l’utilizzo delle georisorse: capire se e come effettuare un prelievo idrico dalle falde, ad esempio, oppure stimare i tempi di rinnovo delle acque sotterranee.

Come mai, allora, data la grande importanza delle carte, non si è raggiunta la copertura totale del territorio?

Qui veniamo al punto dolente. Attualmente siamo appena al 40 per cento della copertura totale. Abbiamo prodotto 255 fogli (che saranno presto disponibili sul sito dell’Ispra, ndr) sui 652 necessari: ancora pochissimo, specie se si pensa alle particolarissime condizioni climatiche, orografiche e geologiche dell’Italia. Purtroppo, il complesso contesto geodinamico del nostro paese genera gravi fenomeni naturali che spesso, come sappiamo, comportano perdite di vite umane e gravi danni al patrimonio abitativo, artistico e infrastrutturale per la pressoché totale mancanza di una corretta pianificazione territoriale. Per questo ribadisco che è assolutamente indispensabile completare l’informazione che siamo in grado di produrre. Con la nuova carta, abbiamo finito i fondi di 100 milioni di euro che erano stati stanziati a partire dal 1981; per terminare il lavoro, sarebbero necessari circa 200-250 milioni di euro per i prossimi vent’anni. Purtroppo, però, dal 2000 non abbiamo ricevuto più nulla. Le prospettive non sono rosee: oltre alla prevenzione, una buona cartografia geologica è indispensabile anche per la pianificazione di una ricrescita economica e industriale, sfruttando in modo ecosostenibile le risorse del sottosuolo.

Credit immagine a Ispra

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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  • Invece di costruire Autostrade, TAV e ponte sullo stretto, dovrebbero aggiornare le carte e mettere in sicurezza il ns territorio, ma questo non porta alcun benefit nelle tasche dei soliti noti

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