Catenacci da museo

Se di recente non avesse iniziato a invadere i ponti e i lampioni delle nostre città, forse non ci accorgeremmo nemmeno di lui. Chiude il cancello, assicura il motorino e per qualcuno mantiene ancora segreto un diario: per molti il lucchetto è solo un oggetto d’uso quotidiano. In realtà non è così.

Simbolo antico della sinergia tra maschio e femmina, la sua è una storia lunga e affascinante. A raccontarla arriva la mostra “Apriti Sesamo. Quando la chiusura diventa mistero” che dal 27 agosto all’11 settembre, nella sede di Palazzo Vagnotti di Cortona, presenta una rara collezione di lucchetti antichi. L’esposizione, proposta nell’ambito di Cortonantiquaria, si compone di circa sessanta pezzi (risalenti al periodo che va dal XI secolo agli inizi del XX secolo) e offre un viaggio alla scoperta della creatività e dell’abilità artigiana, spesso capaci di rendere questo oggetto una vera e propria opera d’arte.

Ne sono un esempio il piccolissimo catenaccio medievale da scrigno (Germania XII-XIII secolo) raffigurante un leone che si schiude inserendo la chiave nelle fauci; oppure il lucchetto la cui forma ricorda un estinto ‘trilobita’, con un meccanismo di apertura tra i più efficienti e tecnicamente complessi del Medioevo. In mostra anche manufatti complicati e misteriosi, come un antico lucchetto indiano degli inizi del XIX secolo, praticamente “inespugnabile”: si apre solo una sequenza di cinque chiusure progressive con quattro chiavi e una molla segreta a spirale. Come ha dichiarato il Presidente dell’Associazione Culturale Terza Esperide, Giulio Torta, si tratta di “Oggetti preservati dalla ruggine e dall’incuria, le cui ferree impronte mostrano una quasi dispersa evoluzione delle arti minori nei secoli”.

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